“Il Tar si pronuncerà sulla legittimità della benedizione a scuola. Il nostro ricorso è quindi stato ritenuto fondato. Il tentativo di bollarci come violenti è fallito. Il Tar ha riconosciuto la legittimità della nostra richiesta. Sono davvero soddisfatta”. Monica Fontanelli, la maestra di Bologna che ha dato il via alle proteste contro la benedizione pasquale nelle tre scuole dell’Istituto comprensivo 20 – Fortuzzi, Carducci e Rolandino – ha affidato alla sua pagina Facebook il commento alla notizia che il Tribunale amministrativo regionale, entro la fine dell’anno, dirà la sua sul fatto che un rito religioso a scuola, anche se organizzato in orario extrascolastico come successo la scorsa settimana, sia appunto “legittimo” e non strida contro il principio di laicità della scuola pubblica.
I ricorrenti – un gruppo di insegnanti e genitori – avevano chiesto formalmente al consiglio d’istituto, tramite i propri legali, di attendere la decisione di urgenza del Tar, prima di procedere con la benedizione: “La richiesta è stata disattesa – scrivono in un comunicato – e le benedizioni sono state celebrate in data 20 e 21 prima della data del 26 marzo fissata dal Tribunale per l’udienza e per lo più con una scarsa partecipazione (ad esempio alle scuole Fortuzzi hanno partecipato solo 10 bambini su circa 250 e solo i 10 genitori che li accompagnavano). Conseguentemente i ricorrenti hanno dovuto rinunciare alla istanza di sospensiva divenuta inutile a causa della scelta dell’istituzione scolastica”.
I ricorrenti hanno quindi chiesto formalmente al Tar di fissare quanto prima la discussione del merito, per evitare il riproporsi in futuro del problema. E il Presidente in udienza ha dichiarato pubblicamente la disponibilità del Tar a valutare una fissazione veloce entro l’anno: “L’istituzione scolastica – continuano i ricorrenti – ha tentato di attribuire la responsabilità della tempistica ai parroci, che non avrebbero avuto altre disponibilità, mentre poi dalle carte è emerso che quelle dei parroci erano solo ‘proposte’ di date, e anzi una di queste era successiva al 26 marzo”.
Procedere alle benedizioni senza attendere il giudizio di un giudice terzo è stata – secondo le famiglie e i docenti in questione -” una forzatura, malamente argomentata, esercitata peraltro da chi aveva preteso di bollare come violenta l’iniziativa più che legittima del ricorso al giudice amministrativo, assunta da chi ritiene che sia stata violata la legge”.
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