Le urgenze, la reperibilità notturna e festiva, le visite domiciliari, i bilanci di salute. Troppe incombenze per i pediatri di San Marino, dove il reparto di Pediatria – perché è all’ospedale che fanno capo tutti i servizi dedicati alla salute dei bambini – è oggetto delle lamentele di molti genitori. Non per la qualità, quanto per la mole di lavoro eccessiva, che pesa su un numero di medici limitato. L’associazione Pro Bimbi ha organizzato qualche sera fa un incontro durante il quale il problema è emerso a tinte chiare. E una precisazione è d’obbligo: mentre in Italia le famiglie hanno come riferimento il pediatra di base dal lunedì al venerdì e per le urgenze si rivolgono alla Guardia medica o al pronto soccorso pediatrico, sul Titano le cose funzionano diversamente. I cinque pediatri (l’organico era di sette ma due, di recente, si sono dimessi) ruotano su tutte le funzioni: visite specialistiche comprese. Il pediatra assegnato alla nascita, insomma, le famiglie lo incontrano solo una volta all’anno per il bilancio di salute. Per tutto il resto, si affidano al medico che è di turno in quel momento. Con il risultato che, per una stessa influenza, può capitare che un bambino sia visitato da tre dottori diversi.
Sonia Collodet, presidente di Pro Bimbi, è una delle mamme che ritiene necessaria una riorganizzazione: “Da quando è arrivato il primario Nicola Romeo, i servizi sono migliorati moltissimo. Day hospital e ricoveri, per esempio, si fanno qui. Non è più necessario spostarsi. Un bimbo dializzato, che era costretto ad andare a Bologna a giorni alterni, ora viene seguito per l’intera settimana a San Marino. Quello che non ci sta bene è che i pediatri sono pochi, ingolfati di lavoro, impossibilitati a fare le visite domiciliari come invece sarebbe previsto. Non ce l’abbiamo con loro ma con il sistema”.
Da febbraio sono state sospese tutte le visite di controllo (i bilanci di salute, in sostanza) perché il sistema non regge. Ecco perché molti genitori auspicano una soluzione ibrida: “Il servizio così come è stato impostato nel 2009 ci piace. Il problema è che servirebbero almeno otto o nove pediatri, tre dei quali dovrebbero a nostro avviso gestire l’ambulatorio delle urgenze. Sempre loro, sì, così da garantire un minimo di continuità assistenziale alle famiglie”. Perché il fatto che tutti facciano tutto, di fronte a 4.800 bambini, rende la cosa, spesso, ingestibile. E c’è anche un’altra obiezione: “Così soffocati dal lavoro, costretti a turni pesantissimi, i pediatri prima o poi cedono. E vanno via. Anche perché fuori hanno più possibilità di carriera, stipendi più alti, contratti migliori. E una casistica più varia, che fa esperienza”.
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