La conciliazione, quella benedetta chimera. Oppure la possibilità di reinventarci professionalmente quando il mercato del lavoro ci volta le spalle e ci esclude. Ma le mamme, a volte, si rimboccano le maniche. Come Cristina Interliggi, web designer torinese, che con due figlie di sette e due anni e mezzo, Viola e Flora, oggi è a capo di NetworkMamas, una piattaforma nella quale le mamme mettono a disposizione le proprie competenze nei settori più disparati, vendendo servizi e consulenze ad altre mamme o ai clienti in generale. Utilizzando il telelavoro attraverso un sistema di videochat simile a Skype: dove ci si parla, ci si vede, ci si scambia file e informazioni. Cristina, insieme al compagno e co-founder del portale Marco Fantozzi, sarà a Ca’Ghironda (Zola Pedrosa) sabato 9 maggio dalle 9,30 alle 15 per il mini-corso gratuito “Mamme e telelavoro” (info e iscrizioni qui). Le mamme che hanno una professionalità da mostrare, promuovere o scambiare, potranno avere tutti i consigli su come farlo.
Cristina, da grafica in una multinazionale a cassaintegrata. Un passaggio pesante: come l’ha vissuto?
“Il passaggio è stato graduale. Poi, nel 2008, quando ormai era chiaro che non sarei più rientrata, è nata la mia prima figlia. Tra la sua nascita e l’arrivo della seconda ho lavorato come free lance, mandato curriculum a destra e a manca, fatto colloqui. Anche come commessa, sì, il classico lavoro che si fa durante gli studi universitari. Ma nel quale non mi ero mai buttata, visto che quando studiavo in realtà già lavoravo come grafica. Ma nemmeno nei centri commerciali è stato facile farsi assumere: il fatto che avessi due bambine veniva sempre percepito come un ostacolo. Lì c’erano orari particolari e ogni volta mi chiedevano come avrei fatto a gestire le mie figlie. Insomma, sceglievano per me. Intanto, l’esigenza economica e anche personale di lavorare si era fatta sempre più urgente”.
Com’è nata l’idea della piattaforma?
“Dalla constatazione che mancava un posto nel quale le mamme se la potessero giocare alla pari. L’idea si è sviluppata poco a poco. Io, il mio compagno e Matteo De Simone, che si è occupato dello sviluppo tecnico, abbiamo gettato le prime basi nel 2012, a cavallo della nascita di Flora. Nel 2013 abbiamo vinto il contest di Next di Repubblica che ci è servito a livello di visibilità. Il giorno della festa della mamma dello stesso anno abbiamo lanciato il crowdfunding e nel giro di un mese abbiamo raccolto 6.500 euro, la cifra che ci serviva per realizzare il prototipo di NetworkMamas. Da un anno siamo una start up innovativa, il prodotto è finito e sono iniziati i primi pagamenti”.
Quante sono le mamme iscritte?
“Sono 450 sparse un po’ in tutta Italia con una prevalenza a Milano, Torino, in Veneto. Ma ci sono anche mamme siciliane, sarde, umbre. E altre all’estero, una delle quali in America. I campi professionali sono i più disparati: business coaching, life coaching, traduzioni, cucina, alimentazione, adolescenza, gravidanza, allattamento. Le donne mettono a servizio degli altri quello che sanno fare e vendono consulenze: con il pagamento attraverso Paypal, il 100% del guadagno va a loro. A noi va l’incasso degli abbonamenti: per il momento si pagano 10 euro al mese per il profilo Premium, quello che dà la possibilità non solo di mettersi in vetrina ma anche di vendere. Ma abbiamo inserito un’opzione per pagare quanto uno può, dunque anche di più o di meno di dieci euro. La deadline è il 10 maggio: dopo quella data chi non pagherà non potrà vendere ma solo avere il proprio profilo”.
Che giro di clienti avete messo in piedi, fino ad ora?
“Sono 1.600. A NetworkMamas ci si iscrive come clienti ma poi si può creare il proprio profilo per vendere le proprie consulenze, se si è mamme. Il bello è che tra le mamme ci si fa lo sconto. Non solo: abbiamo inserito la possibilità di inserire dei prodotti gratis. Così le mamme si fanno conoscere e i clienti provano i loro servizi. Statisticamente abbiamo notato che quelle che scelgono questa strada, sono le stesse che poi fanno più contatti”.
Ci sono storie di conciliazione impossibile dietro le vostre iscritte?
“Spesso sì. Io non ho vissuto sulla mia pelle la difficoltà di lavorare lontano da casa e non sapere come gestire le mie figlie, perché ho perso il lavoro quando sono arrivate loro. Ma molte mamme mi raccontano come spesso, conciliare, sia un vero caos. Io adesso lavoro da casa, principalmente la mattina, quando le bimbe sono a scuola e all’asilo. Il pomeriggio è più avventuroso ma quando non riesco a combinare niente, recupero la sera”.
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