Un sabato di maggio a Venezia, Palazzo Ducale, a vedere la mostra del grande visionario Henry Rousseau-Il Doganiere, pittore fuori dagli schemi che ,100 anni fa, ha tracciato la strada per migliaia di illustratori, fumettisti ed autori per bambini.
C’è una coppia di giovani con un bambino, portato addosso, che avrà sì e no 3 mesi, che scorre tranquillamente le sale della mostra, con dietro il borsone e tutto il necessario per una giornata in gita; gioia di chi può allattare al seno, che si porta la merenda da casa.
Saranno anche loro saliti sul vaporetto a Fusina, da cui, lasciata la macchina in un comodo parcheggio, si arriva alle Zattere in 25 minuti.
Prima impressione: che bello! Una coppia giovane, che vive la propria vita in contatto continuo con il figlioletto e che non rinuncia a nessun progetto di svago, o culturale, conciliando la nuova dimensione con il precedente mènage. E’ molto interessante che si viva l’arrivo di un figlio come una cosa naturalissima, che non fa cambiare la propria vita e le proprie abitudini e che non produce quell’ansia paralizzante che, inevitabilmente, si trasmette anche alla prole. I bambini, fin dalla nascita, sono parte di tutto quello che fa la famiglia, con naturalezza.
Seconda impressione: povero bambino! Un neonato ha bisogno di tranquillità e ritmi regolari; sbattuto nel frastuono, trasportato ovunque nel caldo e nel freddo, dovendo restare e dormire dentro una specie di zainetto, esposto a cambiamenti di ritmi ed inconvenienti di ogni genere.
Oltre ai neonati si vedono frequentemente bambini di 2/4 o 5 anni all’aperitivo in bar “fracassoni”, o in pizzeria e, addirittura, a concerti ad ore impossibili, ben oltre le 9 di sera che dovrebbe essere il limite massimo di veglia per un bimbo piccolo. D’altronde i genitori spesso non vogliono rinunciare allo svago, pur non avendo possibilità di affidare il bambino o non volendo distaccarsene, perché è bello poter vivere una vita normale sempre in compagnia del proprio figlio.
Pensiero: perché ai bimbi, nei primi anni di vita, non si costruisce un percorso di tranquillità, di ritmi regolari, di protezione da tutti gli “urti” esterni, salvaguardando così una sua crescita serena ed armonica, al riparo dallo stress che rischia poi di seguirlo per tutta la vita?
Secondo pensiero: perché i giovani genitori, grazie anche alla tecnologia ed alla migliore organizzazione della società contemporanea, dovrebbero rinunciare a vivere la propria vita normale in compagnia del bimbo appena nato o di pochi anni? La scelta dovrebbe essere fra: restare a casa per anni, perdendo il rapporto con il mondo, oppure affidare il bimbo ad altri ed uscire, perdendo parte del rapporto con il bimbo.
Chiaramente vi sono anche famiglie privilegiate, che vivono ancora una situazione allargata e che hanno modo di conciliare gli opposti, soprattutto nei piccoli centri e nei paesi, ma queste sono una minoranza e tenderanno comunque a scomparire.
Chi avrà la soluzione?
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Commenti:
Saggia valutazione.
Partendo dalpresupposto è che ognuno fa come crede e nessuno può giudicare in base alle apparenze (poiché magari una volta non vuol dire sempre).
I figli li ho avuti sopra i trenta anni e molto di quello che volevo fare l’ho fatto. Arrivati i figli ora sono tutta per loro. Non ho voglia di discoteche o serate a tirar tardi. D’accordo con mio marito scegliamo in base agli orari di nanne, pappe&Co.. Ed anche gli amici se sono amici comprenderanno che il bello è stare insieme che sia davanti ad una pizza alle 19 o alle 23 di sera.
Quando saranno grattacieli torneremo a fare le scelte in base ai nostri gusti.
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