La musica, le parole, i disegni “in diretta” sulla lavagna luminosa. Impossibile confondere Gek Tessaro con qualcun altro. Impossibile, poi, evitare di pensare che dietro le scelte sui suoi libri e sui suoi spettacoli non ci sia un messaggio educativo forte, attuale, preciso. E lo conferma lui stesso, anche e non solo raccontando “Il cuore di Chisciotte” che venerdì 22 maggio alle 18,45 al Palazzo del Ridotto di Cesena illuminerà anche per i bambini il programma della rassegna “La bellezza delle parole”. Ma Gek Tessaro – artista, autore ed educatore – sarà anche al fianco di Vinicio Capossela alle 21,30 nel Chiostro di San Francesco per la presentazione del libro del cantautore “Il paese dei coppoloni” (Feltrinelli).
Gek, in che veste accompagnerà Capossela?
“Lo presenterò e insieme parleremo del rapporto tra scrittura e immagini, uno dei temi chiave del mio lavoro. Il libro di Vinicio è un trionfo di storie figurate, di racconti per immagini. Per lui ho realizzato qualche disegno ad hoc: vedremo, sul momento, che cosa verrà fuori da una coppia senz’altro inedita come noi”.
In fondo la sperimentazione non la spaventa: come è stato addentrarsi in un testo come il Don Chisciotte?
“Mi aspettavo che sarebbe stato difficile. Sembra un paradosso ma non sono mai riuscito a confrontarmi con Pinocchio, non me la sono mai sentita di affrontare un’opera trattata da molti, in mille modi, da altrettanti punti di vista. Con il testo di Cervantes, sembra assurdo, è stato più semplice. Con un pizzico di presunzione, poca prudenza e molto rischio, ci sono entrato a piè pari. E il risultato mi ha soddisfatto. Credo sia il mio lavoro più giusto, più completo e più equilibrato dal punto di vista teatrale”.
Il libro che ha preceduto lo spettacolo ha vinto anche il Premio Andersen 2012 per il miglior albo illustrato. In che cosa le assomiglia il cavaliere errante?
“Chisciotte è sgarrupato come me, la sua ostinazione a volte inutile è la mia, il suo viaggio mi appartiene, i suoi amori sono i miei. Avere pensato in tempi non sospetti alle differenze umane, al fatto che esistono il grasso e il magro, l’uomo che sa leggere e quello ignorante, è un’operazione pazzesca, con un valore altissimo, soprattutto di questi tempi”.
L’ha scelta per il messaggio, l’opera di Cervantes?
“In realtà no, nel senso che non parto mai dal tema. Però, poi, lavorando su un testo viene sempre fuori che sono un autore morale come lo sono e lo sono stati tanti, Gianni Rodari in primis. La mia sensibilità e le cose che sento alla fine, per forza, traspaiono”.
E l’effetto sul pubblico qual è stato finora?
“Lo spettacolo è stato modificato e perfezionato nel tempo, anche perché il teatro si nutre del rapporto con il pubblico, che dà degli input. Non solo: l’esperienza in questo campo conta eccome e ripetere un lavoro centinaia di volte serve anche a migliorarlo. Ho spesso notato che il Don Chisciotte non è un’opera molto conosciuta. I bambini conoscono molto più spesso i nomi dei giocatori della Fiorentina. Però questo è il mio lavoro: fare un’operazione culturale, gettare le basi del sapere. E sono contento e fiero quando i bambini fanno domande: perché Chisciotte muore? Si è sposato con Dulcinea?”.
Qui il programma della rassegna
Qui il sito di Gek Tessaro
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