“Pagavamo l’affitto ma ci hanno sigillato casa”: la tragica storia di Aziza e Aymen

Aymen Sallami
Aymen Sallami

Un appartamento in affitto, pagamenti in regola, due lavori. Ma a volte i pezzi del puzzle si staccano poco a poco e, nel giro di qualche mese, la vita prende una piega che non avresti mai messo in conto. Aziza El Mahi è una donna marocchina di 43 anni. Con i figli di tre e sei, è ospite da febbraio all’albergo sociale di via Torre a Ravenna, una struttura che accoglie le donne con minori prive di un alloggio. Il marito Aymen Sallami, tunisino, grazie alla generosità del coordinatore Mauro Paolucci ha avuto il permesso di avere un letto per dormire a piano terra.

La loro è una storia che ha dell’incredibile. Tutta certificata da documenti e contratti. Lui muratore, lei aiuto cuoca in un ristorante del centro, quando nasce la seconda figlia decidono di prendere in affitto una casa più grande rispetto a quella in cui vivevano prima. Il proprietario del nuovo appartamento è un magrebino. Quando Aziza e Aymen, insieme ai bambini, partono per un mese di vacanza nel Paese di lei, sono tranquilli. Fino a che lui riceve una telefonata da un vicino di casa, che lo avverte che l’appartamento è stato sigillato da non si sa bene chi: “Sono stato costretto a prendere l’aereo per verificare la situazione”. Quando arriva davanti alla porta di casa sua, Aymen resta di stucco: “Avevano cambiato la serratura, non potevo più entrare. Nessuno sapeva nulla, il titolare era impossibile da rintracciare. Prima di capirci qualcosa sono passati mesi. Nel frattempo, senza un alloggio, sono dovuto tornare indietro da mia moglie e dai miei figli. Lei così ha perso il lavoro, il mio nel frattempo era già svanito a causa della crisi dell’edilizia”.

Passano sei mesi prima che Aymen, dalle forze dell’ordine, riceva il permesso di entrare in casa passando per il balcone. E lì resta, con la famiglia, per un anno, senza sapere i motivi per cui era stata cambiata la serratura: “Un anno durissimo, nel quale ogni volta che uscivamo di casa temevamo che qualcuno ci sbarrasse la porta. Fino a che abbiamo scoperto che la casa era stata messa all’asta”. Quando l’appartamento viene venduto ad Aymen vengono chieste anche le rate dei mesi in cui la casa era stata inaccessibile: oltre 3mila euro, ovvero una cifra impossibile da sostenere senza un lavoro. Senza contare che il nuovo titolare fa sapere loro che dell’appartamento ne ha urgente bisogno. E che loro, quindi, devono uscire entro due mesi.

La stanza di Aziza e dei due figli
Una stanza dell’albergo sociale

E così, mentre Aziza e i figli vengono spediti all’albergo sociale, Aymen dorme qualche notte in un garage: “La fortuna ha voluto che il responsabile mi abbia visto in difficoltà, concedendo a me e a un altro papà di dormire dove c’era l’emergenza freddo. Da poco ho iniziato a lavorare come aiuto pizzaiolo, mia moglie per qualche ora in cucina hanno ripreso a chiamarla. Ma stare qui è dura, bisogna condividere ogni cosa, ogni spazio, integrarsi con famiglie e storie molto diverse, accettare il rumore, non avere privacy”.

Il 99esimo posto nella graduatoria per l’edilizia residenziale pubblica, ad Aymen e Aziza, non fa ben sperare: “Siamo in Italia dal 2005 – spiega Aymen – e non siamo mai riusciti ad ottenere la casa popolare. Avevamo il lavoro, pagavamo l’affitto, spesso anche in anticipo. Adesso però siamo in una situazione molto diversa, i bambini hanno bisogno di avere un appartamento, di dormire con me. In questi mesi sono cambiati, sono più arrabbiati, indisciplinati. A volte mi sembra che tutti gli sforzi fatti fino a oggi per educarli si siano vanificati”. E anche Aziza, da mamma, spera di essere il più presto possibile fuori di qui: “Io posso anche resistere, sono adulta e mi adatto. Ma vorrei un’altra possibilità per i miei figli”.

 

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Commenti:

  1. Siamo stanchi tutti la famiglia . Grazie silvia , non riuscito a leggere non ce la faccio le miei occhi sono pieni di lacrime mi sento malissimo ………………………….

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