Obesità, abbandono, zero outdoor: la rivoluzione dello sport parte dal basso

bambini sportSuccede spesso così: a 12 o 13 anni, in piena adolescenza, ragazze e ragazzi abbandonano lo sport. Si piazzano davanti alla tv, trovano altri passatempi e non c’è modo di far cambiare loro idea. Se poi si aggiungono altri problemi, come l’obesità infantile e la scarsa abitudine a utilizzare gli spazi esterni, la frittata è fatta. Da queste riflessioni nasce il progetto “Il gioco, tu giochi, noi stiamo in salute” messo in campo da una trentina di associazioni di tutta l’Emilia-Romagna, che si è aggiudicato un finanziamento regionale per attuare una piccola rivoluzione dall’interno del mondo dello sport. Maria Teresa Grilli, che ha due cattedre al corso di laurea in Scienze Motorie all’Università di Bologna, è una delle referenti del progetto.

Tra le tante iniziative messe in campo per cambiare le cose, dal 23 al 26 luglio è in programma all’Istituto Emiliani di Brisighella una tre giorni di formazione dal titolo “Outdoor education: l’ambiente come spazio privilegiato di educazione” (qui info e programma). Tra gli organizzatori c’è anche l’ex assessore comunale di Faenza Maria Chiara Campodoni. Le lezioni sono aperte a insegnanti, allenatori, studenti e tutti coloro che hanno a che fare con i bambini. Tra gli enti coinvolti, l’Università e Sportmeet.

Ma la formazione non è l’unico anello della catena: “Quest’anno abbiamo coinvolto le famiglie nella riscoperta del territorio, in particolare del sentiero 505 del Cai che da Faenza arriva quasi fino in Toscana. Poi abbiamo messo in rete le manifestazioni sportive, radunandole in un unico momento durante la Settimana nazionale dello sport. E abbiamo lavorato anche sul fronte della disabilità: con i bambini con disturbi dello spettro autistico, per esempio, è davvero arrivato il momento di cambiare l’approccio e il modo di lavorare”.

L’idea di fondo del progetto, composto da vari tasselli, è che per i bambini serve una competenza motoria “più ampia, multisportiva, aspecifica”. Forse, arrivare a 12 anni avendo sperimentato tutto, ma proprio tutto, di una disciplina, non è la soluzione ideale per combattere l’abbandono sportivo e tutti i problemi che ne conseguono. E forse è anche il caso di rimettere al proprio posto i genitori: “La nostra missione è fare acquisire loro una maggiore consapevolezza rispetto al fatto che di certi aspetti se ne devono occupare i tecnici, non le famiglie”.

Info fabiana.bonacci@comune.faenza.ra.it

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