bambino che suona la chitarraLa musica non rientra nell’ortodossia religiosa islamica e le famiglie fanno cambiare scuola alle bambine. L’episodio, come riportano i media locali, è accaduto a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, ad alta densità di immigrati. Le maestre hanno illustrato il progetto “Crescere in orchestra”, lodevole iniziativa che mira ad integrare e affratellare le diverse etnie attraverso la magia delle sette note. La melodia di strumenti come violino e violoncello contro i disastri della mancata integrazione. La grazia e l’armonia degli accordi contro i conflitti sociali. Per formare uomini e donne migliori. D’altronde, come diceva il filosofo Friedrich Nietzsche, “la vita senza la musica sarebbe un errore”.

Eppure qualcuno, un marocchino, ha avuto il coraggio di alzarsi e dire che lui non era d’accordo: la sua nipotina non avrebbe imparato a suonare alcun strumento perché questa pratica va contro le prescrizioni coraniche. Il fanatismo della famiglia si è spinto oltre, dato che è stato perfino chiesto il nulla osta per il trasferimento della bambina ad un’altra scuola. A nulla sono servite la pazienza e la preparazione dei docenti (e qui, una volta tanto, bisogna scomodare le nostre di tradizioni: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…”): anzi, un’altra famiglia si è convinta a ritirare la figlioletta per i medesimi motivi. Sarebbe stato blasfemo continuare a frequentare quell’istituto.

Per fortuna si è trattata di una minoranza, anche se il caso ha fatto scalpore e ha dimostrato quanto zelo e integralismo religioso possa nascondersi anche dietro banali gesti della vita quotidiana e come l’educazione dei bambini possa diventare un terreno minato se si pratica l’intolleranza proprio come quell’imam di Vicenza (rimpatriato da qualche settimana) che, bontà sua, esortava i bambini a tapparsi le orecchie per non ascoltare la musica, “peccato mortale”. Molte famiglie arabe della scuola torinese si sono dunque dissociate dal comportamento estremo dei connazionali ma hanno eccepito difficoltà di ordine economico alle quali l’istituto però sembra possa venire incontro.