Se domattina, quando si sveglia, c’è il sole e Iacopo ha voglia di andare a fare un giro a Firenze, sa che non potrà. Non in treno, almeno. Perché se sei disabile e inchiodato a una carrozzina, un’operazione semplice come, appunto, entrare in stazione e salire su un treno, può diventare un’odissea. Iacopo Melio è il 23enne della provincia di Empoli che ha avuto l’idea, dopo uno scambio di battute su Twitter, di lanciare la campagna #vorreiprendereiltreno per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sull’importanza di abbattere la barriere architettoniche anche (e non solo) quando si viaggia. Iacopo, che a causa di una malattia genetica è in sedia a rotelle da sempre, sarà stamattina alle 11 in collegamento Skype al Festival Internazionale di Ferrara (sala San Francesco) e un suo video verrà proiettato anche domani alle 18 al Festival Vegan di Lido di Dante.
Iacopo, come è l’iter per prendere un treno per chi è nelle tue condizioni?
“Già è molto se riesci ad accedere alla stazione. Fermo restando che tu ce la faccia, quando è ora di salire a bordo, apriti cielo: quasi nessuno, tra capitreno e capistazione, si prende la responsabilità di premere quel pulsante che ti consente di montare su. Dovresti prenotare almeno 48 prima, in modo che il personale cosiddetto Sala Blu ti venga messo a disposizione per azionare i carrelli elevatori che consentono alla carrozzina di essere caricata. Questo è l’iter: a me è capitato di farmi trasportare in braccio da mio padre ma poi tutto è affidato alla sensibilità e al buon senso delle persone. Qualcuno ti aiuterà a scendere alla stazione di arrivo?”.
La tua campagna a cosa mira, per la precisione?
“Ad alzare il livello di attenzione, a fare in modo che le esigenze delle persone disabili siano prese in considerazione. Un Comune vicino a casa mia mi ha contattato per un progetto che riguarderà gli esercizi commerciali. Si chiamerà ‘Adotta una rampa”: un esempio di quello che si può fare per rispettare i diritti di chi ha difficoltà a muoversi”.
Dalla campagna all’omonima associazione: sogni già in grande?
“L’idea è che diverse associazioni come la mia si mettano insieme per creare una consulta che dica la propria quando è il momento, in Regione Toscana, di discutere leggi e novità sui lavori pubblici, il paesaggio e la scuola. Senza un coinvolgimento istituzionale ampio, non credo che si possano cambiare molte cose”.
Il tam tam mediatico di #vorreiprendereiltreno è stato fortissimo: che riscontro hai avuto tra la gente?
“Molte persone disabili mi hanno scritto ringraziandomi, denunciando situazioni a loro note e raccontando le proprie difficoltà: una sorta di sdoganamento collettivo che mi ha fatto immenso piacere, alla larga dall’egocentrismo. Questa campagna non è per me, è per tutti. Io, nella sfortuna, sono pure avvantaggiato: un assistente pagato dal Comune mi viene a prendere e mi porta all’Università, dove studio scienze politiche”.
Pensi sia plausibile arrivare dritto al cuore e alla testa di chi, situazioni come la tua, nemmeno se le immagina?
“Dipende tutto dalle sensibilità personali. C’è chi mi ha scritto per dirmi che non parcheggia più l’auto sopra il marciapiede”.
Le barriere, oltre che a livello architettonico, dove sono?
“Ovunque, spesso nelle menti. Ma anche nelle scelte quotidiane. Io avrei voluto iscrivermi a Psicologia ma ho pensato che se poi non riesco a diventare psicologo, mica mi posso riciclare come cameriere”.
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