Nel 2030 caleranno le donne in età fertile: Bologna si prepara

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Nonni sempre più anziani, meno nipoti, ma più abitanti in età lavorativa: come sarà la Bologna metropolitana, da qui a 15 anni, prova a delinearlo l’Amministrazione comunale felsinea. Perché le caratteristiche e le esigenze dei suoi cittadini incideranno sulla programmazione dei servizi e sulla pianificazione della città.

Palazzo d’Accursio si sta preparando a tre possibili scenari, ottenuti da uno studio (cliccate qui per scaricarlo) che intreccia i dati relativi a mortalità, flussi migratori e livello di natalità. Proiezioni “fondamentali per disegnare le nostre politiche”, sottolinea la vicesindaco Silvia Giannini, spiegando che oggi l’amministrazione “impegna il 43% circa del bilancio nei servizi educativi ed in quelli socio-assistenziali”.
Secondo gli andamenti recenti, la popolazione residente a Bologna, oggi pari a 386.181 abitanti, dovrebbe aumentare. In realtà già oggi, grazie ai “city users” (studenti fuori sede qui domiciliati, lavoratori pendolari, turisti), la città è frequentata quotidianamente da circa mezzo milione di persone. Per Palazzo d’Accursio si prospetta quindi nel 2030 una città di 400.000 residenti, senza contare l’area metropolitana.
Circa le nascite, solo nell’ipotesi più “ottimista” è previsto un leggero aumento. Le altre due ipotesi, invece, consegnano un verdetto di arretramento mitigato solo dai movimenti migratori: sotto le Torri, caleranno le donne in età fertile (tra i 15 e i 49 anni). La propensione ad avere figli dovrebbe rimanere stabile.
Se a inizio 2015 erano circa 83.000 le bolognesi in questa fascia di età, nel lungo periodo si registrerebbero cali compresi tra le 8.300 e le 5.000 unità. In assenza di movimenti migratori – si legge nel documento – a Bologna le donne in età feconda al 2030 sarebbero appena 59.000. In concreto, significa che l’Amministrazione si prepara a una domanda di asili nido e scuole dell’infanzia sostanzialmente stabile, cui potrà far fronte mantenendo l’attuale percentuale di copertura dei posti. Per le scuole primarie (elementari e medie), invece, si prevede una domanda crescente, che richiederà più interventi e risorse per l’edilizia scolastica. A proposito di migrazioni, A Bologna si registra una ripresa consistente dell’emigrazione interna: due arrivi su tre provengono da altre regioni, soprattutto dalle Isole e dal Sud.
Sale da 47 a 48 anni il livello medio d’invecchiamento della popolazione residente (contro la media nazionale di 44 anni). Cresce il numero degli ultraottantenni, destinati a diventare il 10% della popolazione (dagli oltre 35mila attuali a più di 41mila). E’ previsto in ogni caso un innalzamento della speranza di vita, che toccherà quota 87 anni per le donne e 83 per gli uomini. L’aspettativa di vita più elevata, risultato di un territorio dall’alta qualità del vivere, desta però qualche preoccupazione: il fenomeno farà inevitabilmente leva sui servizi socio-assistenziali e sanitari ma anche sulle famiglie.
Con un “saldo naturale” (la differenza tra il numero dei nati e dei  decessi), da lungo tempo negativo, Bologna sarebbe condannata a un progressivo invecchiamento. China scongiurata da un saldo migratorio che si prospetta comunque positivo: sono previsti dai 30mila ai 41.500 nuovi cittadini, per un saldo complessivo della popolazione che aumenterà di circa 14 mila persone.
Se aumenta la popolazione complessiva, calerà però la presenza dei giovanissimi (0-14 anni), oggi di circa 45mila unità. Aumenterà invece la fetta di popolazione che va dai 15 ai 49 anni, dai 241mila attuali ai futuri 247mila.
Gli stranieri, oggi il 15% della popolazione, dovrebbero ancora aumentare. Ma, come sottolineano dal Comune, il dato è condizionato anche dalle norme italiane, che classificano come stranieri migliaia di bambini che in realtà sono nati qui. Se fosse rivisto il criterio dello jus sanguinis (per cui è italiano il figlio di cittadini italiani) il dato anagrafico della popolazione straniera cambierebbe.

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