Su al grande Nord sono molto più all’avanguardia di noi. Oramai si sa. E probabilmente è anche più sviluppato il loro senso civico ed educativo. Per tacere poi sullo storico stereotipo del disinibito senso del pudore. Da noi la parola “mestruazione” che lo si voglia o meno è ancora una parola impronunciabile. Nel terzo millennio il tabù del ciclo mestruale non è del tutto superato, la sola parola provoca ancora imbarazzo, non compare mai direttamente negli spot degli assorbenti e l’arrivo del menarca -quella data fatidica in cui la maggior parte delle teen agers si sente dire che “è diventata signorina”- è vissuto con titubanza dai genitori, non sempre preparati ad affrontare un periodo così importante e fragile nella vita delle loro bambine. Figuriamoci gli educatori e gli insegnanti a scuola, dove siamo ben lungi dal raggiungimento ti adeguate e coordinate lezioni di educazione sessuale.
In Svezia l’hanno pensata in maniera semplice e con allegria: il canale per bambini BarnKanalen, della Tv pubblica SVT (lo stesso canale che nel gennaio scorso aveva trasformato pene e vagina in divertenti mini cartoni animati per un basilare corso di educazione sessuale per l’infanzia) ha prodotto e diffuso un videoclip in cui il giovane teen-idol nazionale e musicista Alex Hermannson canta -assieme a quattro tamponi mascherati da re, regine e pirati danzanti – questo ritmato ritornello: “mestruazioni, mestruazioni, hip hip urrà per le mestruazioni/Il corpo funziona proprio come dovrebbe/E questa cosa va molto molto bene, urrà!”. E ancora: “è una cosa che succede alle ragazze ogni tanto/Non ne vogliono parlare/Forse si vergognano un po’/Non vogliono che lo sappiamo/Ma noi sappiamo che è una cosa assolutamente normale/Dobbiamo soltanto essere un po’ più gentili con loro”.
Naturalmente c’è sempre qualcuno che protesta – vista anche la notevole diffusione in rete, su YouTube il record di visualizzazioni ottenuto con quasi 6 milioni e mezzo in pochi giorni – e ne chiede la sospensione. Ma sono voci isolate e Hermannson e i 4 tamponi continuano, educativamente, a cantare.
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