La Regione Emilia-Romagna lancia l’allarme sul fenomeno degli abbandoni di minori albanesi. La vicepresidente e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini, come scrive il portale istituzionale dedicato al sociale, ha riunito i sindaci e gli assessori dei Comuni capoluogo di provincia per un incontro straordinario finalizzato a trovare soluzioni urgenti e arrestare il fenomeno.
Sotto i riflettori, il preoccupante moltiplicarsi di casi di minori albanesi che arrivano con visto turistico e poi rimangono in Emilia-Romagna ospitati nelle varie strutture di servizio, dove ricevono accoglienza e accesso ai servizi scolastici. In questo modo vengono inseriti nel sistema di tutela dei minori non accompagnati, avendo però famiglie e parenti in Albania e in Italia.
I minori non accompagnati, in Italia, risultano 9.699; quelli albanesi 1.159 (11,9%). In Emilia-Romagna i minori albanesi non accompagnati rappresentano il 63,7% del totale dei minori (374 su 587 al 31 ottobre 2015). I minori di altre nazionalità sono solo 172, il 36,3% del totale. L’Emilia-Romagna ospita un terzo del totale dei minori albanesi presenti in Italia (il 32,2%); la seconda regione è la Toscana con il 23%.
“Si tratta di vero e proprio abbandono di minori da parte delle proprie famiglie, una violazione della Convenzione di New York sui diritti dei bambini e una chiara elusione delle norme e della legalità – ha sottolineato la vicepresidente Gualmini -. Un fenomeno, in aumento costante, e ormai insostenibile da parte dei Comuni: non possiamo cedere il nostro welfare a chi aggira le norme o a chi viene in Italia a studiare. L’aggravio di costi per Comuni di fatto costretti a prendersi carico di queste situazioni di abbandono è intollerabile. Lo Stato, infatti, riconosce una quota di 45 euro al giorno a fronte di una media giornaliera di spesa variabile tra 80 e 120 euro. La situazione, oggi, è particolarmente grave: lo testimoniano i recenti dati del Rapporto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. In Emilia Romagna su 587 minori stranieri non accompagnati, 374 (il 63%) è di origine albanese. Questi flussi si confondono tra quelli che arrivano dagli sbarchi e dalle situazioni di guerra, ma in questo caso le famiglie ci sono e spesso per fortuna è possibile ritrovarle”.
L’incontro in Regione ha quindi posto l’accento su alcune proposte e risposte urgenti: il coinvolgimento di tutte le istituzioni del territorio: prefettura, questura, procura e tribunale dei minori; una forte sollecitazione al Governo italiano e alla Direzione Generale Immigrazione perché vengano introdotte, al più presto, norme specifiche al riguardo; nuove e incisive azioni verso il governo albanese e i comuni da cui partono i flussi di minori, da parte della Regione e del governo nazionale, perché si trovino accordi alternativi alla fuga in massa verso l’Emilia Romagna.
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