Le donne italiane, in media, vorrebbero due o più figli. Ne hanno, però, 1,37 a testa. Sono i dati del 2014 raccolti da Istat e Isfol, che nell’ultima indagine hanno registrato come la crisi economica abbia avuto effetto sui comportamenti riproduttivi e sulle intenzioni di fecondità delle famiglie.
Una crisi che, oltre che sui desideri genitoriali, ha avuto un forte impatto sulla vita professionale delle neo-madri. Il 22,3% delle donne che al momento della gravidanza erano occupate, dopo la nascita dei figli non lo sono più. Una tendenza in aumento rispetto al 2005, quando la perdita del lavoro dopo il parto riguardava il 18,4% delle donne lavoratrici.Quasi una madre su quattro è stata licenziata, mente una su cinque ha visto concludersi il proprio contratto di lavoro o una consulenza. Aumentano, rispetto a dieci anni fa, le ragioni legate all’insoddisfazione lavorativa, sia sul fronte delle mansioni svolte che sul versante retributivo (dal 6,9 % al 13,5 %). In calo, invece, le motivazioni che hanno a che vedere con l’impossibilità di conciliare lavoro e famiglia (dal 78,4% al 67,1%).
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