La proposta di abbassare l’Iva al 4% su assorbenti igienici, tamponi, coppe e spugne mestruali ha scatenato l’ilarità soprattutto maschile ma chi ha analizzato seriamente l’idea della cosiddetta Tampon Tax suggerita da Pippo Civati, deputato di Possibile fuoriuscito dal Pd assieme al deputato ravennate Andrea Maestri e ai colleghi Luca Pastorini e Beatrice Brignone, l’ha trovata più che sostenibile.
Non solo a livello ideologico (attualmente l’Iva su questi oggetti è al 22% come sui beni di lusso mentre Civati e i suoi propongono di catalogarli più correttamente come beni di prima necessità) ma anche pratico: la blogger 2Eretica” del Fatto Quotidiano ha calcolato che dall’età di dodici anni ha usato “tre confezioni, maxi, di assorbenti, per una spesa che, considerando la moneta oggi, va dai quindici ai venti euro”. Per dodici mesi fa circa duecentoquarantaeuro. Se poi in famiglia ci sono tre donne (madre e due figlia) la cifra può raggiungere i diecimila euro in dieci anni, considerando che non poche donne quando hanno le mestruazioni usano anche i tamponi. Se l’Iva invece fosse al 4%, con un rapido calcolo si arriva a stabilire che in dieci anni la medesima famiglia risparmierebbe circa 1800 euro.
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