Una vittoria personale? No, tutt’altro. Per Rosanna Pasi, presidente della Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza (FNASD) che ha sede a Castel Bolognese, il percorso che sta per avviarsi in Regione Emilia-Romagna è qualcosa di buono per tutti: gli allievi e le allieve, prima di tutto.
Nei mesi scorsi, infatti, grazie a una risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle, il problema dell’assenza degli insegnanti di danza nel sistema regionale delle qualifiche è diventata una questione istituzionale.
Ma dove sta, di fatto, il buco nero? “La mia proposta – spiega Pasi – è condivisa anche da Aterdanza e dall’Irsef (Istituto di ricerca e studi per l’educazione e la formazione) e parte della considerazione che sul territorio locale e nazionale sono presenti numero scuole di danza delle cui insegnanti non si è in grado di conoscere la professionalità. Abbiamo chiesto alla Regione di farsi carico di questo vuoto, avviando un iter politico/amministrativo che porti alla definizione di una qualifica per chi opera e opererà nelle scuole”.
L’intenzione di Rosanna Pasi e dei suoi sostenitori (compresi quelli che hanno firmato la petizione su Change.org), non è certo quella di far chiudere le scuole ma di arrivare a un sistema chiaro e unico di riconoscimento delle competenze: “Oggi sono diversi gli enti che rilasciano titoli formativi. Penso alla Scala di Milano, all’Accademia nazionale di danza, al San Carlo, al Teatro dell’opera. Ma manca un contenitore unico nel quale i percorsi vengano equiparati e in cui un soggetto riconosca l’altro e viceversa”.
All’obiezione avanzata da chi le dice che nel privato tutto è possibile e le regole s’infrangono, Pasi risponde che è vero il contrario: “Il pubblico deve dare garanzie. Nel momento della crescita e dello sviluppo, bambini e ragazzi hanno il diritto di trovare insegnanti con competenze di anatomia, psicologia, pedagogia, didattica, alimentazione. Non è una materia che può essere lasciata al caso”.
E voi, genitori, che cosa ne pensate?
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