L'ex calciatore Francesco Quintini con la figlia Beatrice appena nata, due anni fa
L’ex calciatore Francesco Quintini con la figlia Beatrice appena nata, due anni fa

Quando ha saputo che sua figlia era stata ammessa al nido, si è scoraggiato. Quando la va a prendere alle quattro e la piccola gli dice “ti amo”, per lui il mondo finisce lì. Francesco Quintini, 64 anni a maggio, è stato un portiere della Roma. Per lui nove partite in giallorosso, dal 1971 al 1977, e un singolare record stabilito con i suoi 168 centimetri di altezza: quello di essere (ancora oggi) il portiere più basso nella storia della società. Non un gigante, ma un autentico gatto (a causa della sua agilità, i paragoni con i felini si sprecavano), uno che volava da palo a palo: in Serie A d’altronde non si arriva mai per caso.

La carriera, poi, lo ha portato ad allenare anche in Romagna, per la precisione nel Ravenna, dal ’97 al ’99. Padre di Francesca e Luca, 43 e 41 anni, nati dal primo matrimonio, mai si sarebbe aspettato di diventare padre di nuovo, dopo quasi quattro decenni: sua figlia Beatrice, due anni, è frutto della relazione con Pamela, che sposerà a breve e che è già mamma di Matteo e Mirko, 17 e 14 anni. Un’esperienza, quella della paternità in età avanzata, che Quintini definisce entusiasmante.
Quintini, lei è nonno di tre bambine di dieci, sette e quattro anni. Che effetto le ha fatto entrare in sala parto?
“Stupendo. Credo che tutti gli uomini dovrebbero assistere alla nascita dei propri figli: ci si innamora subito dei bambini, ci si lega ancora di più alla mamma. Quando nacquero Francesca e Luca, i papà non erano ammessi in sala parto. Un vero peccato: ci si perde un momento unico e memorabile”.
Che differenza c’è tra diventare papà a venti e a sessant’anni?
“Sono due mondi molto distanti tra loro. Quando i miei figli maggiori erano piccoli io non ero mai a casa. Tra partite, allenamenti, ritiri e trasferte all’estero, il tempo per stare con loro e crescerli era pari a zero. Tanto che, quando i bambini avevano pochi anni, stanco di quell’assenza, dissi stop alla carriera e mi misi a giocare in una squadretta, il Banco di Roma. Me li portavo al centro sportivo, passavo le giornate con loro, cercando così di recuperare il tempo perduto. Anche se il rapporto con la mia ex moglie, che avevo sposato quando aveva solo 15 anni e mezzo, era ormai deteriorato, sono rimasto e ho aspettato che Francesca e Luca fossero abbastanza grandi per andarmene”.

Beatrice con la mamma Pamela
Beatrice con la mamma Pamela

E dopo, che cosa è successo?
“Ho avuto una relazione con un’altra donna, madre di due figli piccoli: ho cresciuto anche loro, poi quella storia è finita e sono tornato per un periodo da mia madre, che era anziana e aveva bisogno. Fino a quando ho conosciuto la mia attuale compagna, che ha 45 anni. Allenavo i suoi figli, me l’hanno presentata al campo e mi è parsa subito una donna eccezionale”.
Il progetto di avere un altro figlio così tardi vi ha accomunati da subito?
“Sì ma quando è stato il momento di decidere davvero, lei ha fatto un passo indietro. Pensava di non essere all’altezza, di non essere più in grado di gestire tutto da sola come aveva fatto nella sua precedente relazione con il padre dei suoi bambini, di non riuscire ad alzarsi la notte, a reggere il peso di tutto. Sono stato io a rassicurarla: sono una persona paziente, affettuosa. Sono in pensione da una vita, non ho orari da rispettare. Le ho detto che poteva contare su di me, che ci sarei stato io a occuparmi insieme a lei della bambina”.
E così è stato?
“Assolutamente sì. Beatrice è la miglior cosa che potessimo fare, io ne sono pazzamente innamorato. Mi godo ogni suo attimo, vederla crescere è meraviglioso e incredibile. All’inizio non volevo mandarla al nido. Poi ho ragionato sul fatto che fosse giusto farla socializzare e farle fare esperienze che a casa non avrebbe fatto. Quando posso, però, non la mando. La mamma va a lavorare, i fratelli vanno a scuola e io e lei stiamo da soli”.
Con il senno di poi, che cosa le sta insegnando questa nuova paternità?
“Che con i figli bisogna starci, e tanto. Io sono cresciuto con un papà molto affettuoso e una madre despota. Sono andato via di casa prestissimo e ho desiderato da subito una famiglia mia. Ma solo adesso che sono così libero e svincolato, che la mia vita l’ho vissuta, riesco a gustarmi così tanto mia figlia. Il nostro rapporto è eccezionale, mi cerca sempre, mi adora. Anche Francesca, mia figlia grande, è pazza di lei”.