Bologna: “E’ troppo grassa, non può candidarsi”

razzismo discriminazione diversitàBologna viene detta “la Grassa” ma, come dimostra questa storia, pare ci sia qualcosa che non va nei chili di troppo. La città è soprannominata anche “la Rossa” ma la vicenda dimostra che pure questo aggettivo non appare più del tutto consono. Non resta che “la Dotta“, anche se quello che è successo nei giorni scorsi non fa certo onore alla cultura e all’intelligenza di certi suoi protagonisti. Insomma, come rischiare di giocarsi la reputazione con una bega politica di quartiere che assume i caratteri del sessismo e della discriminazione sulla base delle qualità fisiche.

Tutto nasce all’interno del Pd, il partito erede della grande tradizione comunista (o quel che ne è rimasto), per la candidatura a presidente del quartiere Savena. Si tratta della zona bacino di voti del sindaco Virginio Merola e dell’assessore Matteo Lepore, autentico numero due di Palazzo d’Accursio. Tra le papabili alla guida del quartiere ci sarebbe Tullia Moretto, segretaria del circolo Fossolo del Pd. Per ostacolare la sua candidatura i compagni di partito non hanno esitato ad usare metodi poco ortodossi e poco democratici. Come riportano i media locali, il consigliere uscente Maurizio Ghetti ha infatti fatto sapere che all’interno del Pd la Moretto viene giudicata inadatta perché “troppo grassa“. Avrebbero potuto criticarla sui programmi e sulle idee ma hanno preferito l’attacco personale, al corpo di una donna, esattamente come pochi giorni fa è successo nel centrodestra con Guido Bertolaso che ha sconsigliato a Giorgia Meloni di candidarsi a sindaco di Roma perché incinta e quindi futura madre.

La Moretto non voleva crederci, non poteva pensare che persone a lei (teoricamente) così vicine potessero scendere a tali bassezze. Poi ha preso carta e penna ed ha convocato il direttivo del suo circolo non rinunciando ad una punta di ironia: “Vista la situazione sempre più grave creatasi nel nostro quartiere, nella quale anche la sottoscritta è stata oggetto di affermazioni veramente basse, anzi per l’esattezza ‘grasse’…”, recita un passaggio.

Tra mezze smentite, affannose puntualizzazioni, imbarazzanti distinguo e qualche ipocrita attestato di solidarietà, la Moretto ha confermato la vicenda all’agenzia Dire parlando di “episodio sgradevole” ma con grande fermezza e dignità ha chiesto di non essere “utilizzata come strumento di polemica inutile”. E così la Moretto, diversamente dai suoi miserabili delatori, si è dimostrata una vera bolognese: orgogliosamente grassa, rossa e dotta. Complimenti e avanti così.

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