Fecondazione, l’esperto: “Ridurre i parti gemellari”

fecondazione assistita“Le coppie che si rivolgono a noi sono in cerca da molto tempo di un bambino, e per questo sono desiderose di gravidanze multiple e le considerano un grande successo. Si tratta però di gestazioni complesse, che se possibile devono essere evitate“. Lo spiega a Repubblica Paolo Emanuele Levi-Setti direttore dell’Humanitas Fertility Center di Rozzano (Milano), uno dei centri più gettonati in Italia sulla procreazione medicalmente assistita. Il quotidiano ha sentito il parere dell’esperto dopo il caso della morte di Claudia Bordoni, la donna di 36 anni deceduta nei giorni scorsi assieme ai suoi gemellini alla clinica Mangiagalli di Milano in seguito ad un cesareo d’urgenza non riuscito.

Setti ha chiarito che il rischio, comunque molto basso (“la maggior parte delle gestazioni multiple si conclude in modo positivo”), non è dato dalla procreazione medicalmente assistita, ma dalla gravidanza gemellare, e questo vale sia per la mamma sia per i figli. Per questo i medici stanno cercando di ridurre le gravidanze gemellari trasferendo meno embrioni alla volta durante ogni ciclo; quelli in ‘eccesso’ potranno essere crioconservati per altri tentativi in futuro “con le stesse possibilità di riuscita” mentre nell’utero, spiega l’esperto, vengono trasferiti uno-due embrioni. La possibilità di avere una gravidanza gemellare e quindi di moltiplicare i rischi si abbassa.

Altro problema è l’età: nelle donne meno giovani la procreazione assistita aumenta il rischio di gravidanze gemellari già alto in quelle concepite spontaneamente a quell’età. La cifre parlano chiaro: l’età media per la prima gravidanza delle donne che si rivolgono alla struttura di Rozzano è è sopra i 38 anni: “Spesso le donne hanno avuto problemi di salute in passato – conclude l’esperto -, hanno subìto interventi chirurgici o fatto terapie o sono affette da patologie che rendono difficile il concepimento o complicano il decorso della gravidanza: si tratta, insomma, di casi nei quali i fattori di rischio ci sono a priori. E a prescindere dalla Pma”. Ecco, dunque, spiegati i maggiori rischi. Anche se, è bene ripeterlo, le vicende tragiche come quella di Milano vanno circoscritte nella categoria dei casi limite.

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