Garante per l’infanzia a fine mandato: “Mi preoccupa il bullismo”

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Luigi Fadiga, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna

“Sono soddisfatto. La materia è difficile ma abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il limite? Non essere riusciti a farci conoscere abbastanza”. Luigi Fadiga, primo Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna, il prossimo novembre vedrà scadere il suo mandato quinquennale. La prima cosa che dirà a chi prenderà il suo posto sarà di “rinunciare al tempo libero” perché questo è un lavoro che ti occupa il giorno e la notte.
Fadiga, che cosa è successo dal 2011 a oggi?
“Che uno staff di tre persone entusiaste e motivate si sono buttate a capofitto in un terreno impegnativo e in parte sconosciuto visto che, nonostante la legge del 2005, la figura del Garante è stata istituita solo cinque anni fa per garantire il rispetto e l’attuazione dei diritti dei minori. Alla partenza non è stato semplice ingranare, ma poi abbiamo preso in mano le diverse questioni e abbiamo fatto del nostro meglio”.
Il rammarico più forte?
“Non avendo una sede né un sito nostro, non tutti hanno avuto modo di sapere chi siamo e che lavoro facciamo. Avrei voluto arrivare in maniera più diretta ai ragazzi e alla ragazze. Un altro limite, forse, è che parliamo ‘istituzionale’. Senza contare che mi sarebbe piaciuto essere più riconosciuto e riconoscibile da parte dei Comuni, delle Province e della Regione stessa”.
Ieri è stato l’ultimo giorno di apertura, prima della pausa estiva, dello sportello d’ascolto dedicato ai minori. Che riscontro avete avuto?
“Non quello che avremmo desiderato. Abbiamo istituito lo sportello un po’ in ritardo ma lo abbiamo fortemente voluto perché sentivamo l’esigenza di mettere a disposizione dei ragazzi e delle ragazze un luogo d’ascolto, cosa che siamo riusciti a fare in via Pratello, grazie alla collaborazione dell’Asp. Sono arrivati in pochissimi ma crediamo nell’esigenza di ripetere l’esperienza, forse cambiando le modalità: non aspettando i minori in un luogo preciso, per quanto centrale, ma andandoli a cercare nelle scuole, nei centri giovanili. In Emilia-Romagna vivono 750mila minori, i residuali dati d’accesso allo sportello non ci convincono del fatto che i problemi non ci siano”.

(Foto d'archivio)
Bullismo

Al di là dei report e dei numeri, che cosa salta all’occhio, in positivo, riguardo l’ambito infanzia in Emilia-Romagna?
“Senza dubbio la qualità dei servizi educativi per la prima infanzia. In regione siamo allineati all’Europa come qualità, a volte anche sopra. Molto più complessa, invece, è la realtà della scuola dell’obbligo: le difficoltà maggiori riguardano i rapporti tra professori e ragazzi e tra docenti e famiglie. I genitori non hanno più la fiducia di un tempo negli insegnanti, che a loro volta riconoscono ben poche capacità genitoriali alle mamme e ai papà dei loro alunni. Un fenomeno che tocchiamo con mano quotidianamente attraverso le segnalazioni che ci arrivano. Ci sono anche situazioni di violenza che è bene non nascondere”.
Che cosa la preoccupa di più, al momento?
“Da una parte il fenomeno del bullismo, che va tenuto sotto controllo. Dall’altro quello dei minori stranieri non accompagnati: l’accoglienza può anche essere lodevole ma dopo, che cosa succede?”.

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