Vanessa Boccia non è mamma. E di asili nido non si era mai occupata fino a quando, a caccia di concorsi di idee per dare sfogo alla sua creatività di interior designer alle prese con la crisi della libera professione, si è imbattuta su un contest di Expo che lanciava il tema di come migliorare la vita delle donne. Dopo ricerche e approfondimenti sulla disoccupazione femminile, la conciliazione e i servizi educativi per la prima infanzia in Italia, ha avuto un’idea: progettare un nido mobile, noleggiabile dalle aziende che vogliono dedicarsi al welfare (ottenendo, dice il Patto di Stabilità 2016, diversi sgravi fiscali) ma anche dai Comuni sprovvisti di strutture o affogati dalle liste d’attesa. Nasce così Needo (che mette insieme le parole nido e need, bisogno) che ora, pur non avendo vinto il concorso milanese, è a caccia di fondi e di visibilità.
Perché Vanessa, 32enne della provincia di Modena, nel frattempo si è così appassionata al proprio progetto da voler dar vita a una start up: “Sto proponendo un po’ in giro Needo e per ora, le realtà più interessate, sembrano i piccoli comuni di montagna, spesso costretti a mandare i bambini nei territori limitrofi per mancanza di servizi. La mia è una struttura temporanea, che si può utilizzare in diversi modi e contesti. La configurazione a due moduli, che ho pensato come spazio per atelier e laboratori, potrebbe per esempio essere aggiunta a nidi già esistenti ma sprovvisti di sezioni adeguate. Diverso il caso dei due o tre moduli, che sono invece veri e propri Pge (piccoli gruppi educativi), potendo ospitare fino a cinque o sette bambini“.
Flessibile anche la formula che gli enti o le aziende interessante possono richiedere: “Non mi occupo solo del noleggio dei container ma anche, nel caso, di fornire l’intero pacchetto composto da educatrici, pedagogista, servizio mensa e pulizie. Ecco perché i costi sono molto variabili”. Finora, oltre alla difficoltà di farsi conoscere in giro e far capire il valore del proprio progetto, c’è quella della burocrazia italiana, spesso poco agevolante: “Una delle pecche normative che ho incontrato sulla mia strada è quella della concessione edilizia, che scatta dopo sei mesi anche se Needo è comunque una struttura temporanea. Concessione che implica un costo in più, al pari di costruire un ospedale”.
Vanessa, con Needo, sta ora partecipando a un nuovo concorso di idee a Maratea, dove è tra i cinquanta finalisti: “Si tratta di un contest internazionale, dove spero davvero di catturare l’attenzione intorno al mio nido mobile”.
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