Prima unione civile a Cesena, spunta un manifesto funebre

14462940_10209535468199008_7662017264084253245_nNon sono il Manuel e il Marco di Riccione che si sono uniti civilmente il primo settembre. Sono due omonimi cesenati – Manuel Papi e Marco Trentini – protagonisti della prima unione civile celebrata ieri al Comune di Cesena.

Peccato che, mentre l’amministrazione celebrava la vittoria dei diritti, in città spuntava un manifesto funebre. Quello affisso da Forza Nuova con su scritto “Matrimonio gay, funerale d’Italia”. Manifesto sul quale tuona Marco Tonti, presidente Arcigay “Alan Turing” Rimini e Forlì-Cesena: “A ben guardare il messaggio è perfino minaccioso, visto che intende contrastare la celebrazione dell’amore, che è la vera forza della vita, con un messaggio mortifero. Le autorità di polizia dovrebbero considerare un’azione di contrasto a queste velate minacce. Ci auguriamo che la condanna di questo lugubre gesto sia unanime e che provenga non solo dalla cittadinanza e delle istituzioni ma anche dagli esponenti politici di tutti i partiti”.

Tra coloro che hanno espresso sdegno per il manifesto c’è stato il giornalista e blogger cesenate Gian Piero Travini, che così ha riassunto le reazioni della cittadinanza: “Chi ha scattato foto dei manifesti, chi li ha strappati, chi li ha visti, faccia come sto facendo io e proceda alle segnalazioni a Polizia Municipale, Polizia o Carabinieri”. In un post su Facebook Travini dà poi qualche suggerimento pratico: “Chiamate anche l’ICA Cesena, l’ufficio delle pubbliche affissioni – 0547.610924 – per far presente cosa avete visto. Le Forze dell’Ordine tramite il numero dell’ufficio stampa di FN – evincibile da qui risaliranno con le indagini a un indirizzo e commineranno una multa per infrazione del Codice della Strada. Poi condivideranno le informazioni con l’ICA nel caso esista una sede o un indirizzo di riferimento di chi ha appeso i manifesti e arriverà anche la multa dell’ICA”. Ed infine: “Io mi sono preso venti minuti, oggi – conclude Travini -. E me ne prenderò altri venti più tardi per fare un paio di check sui posti dove ho visto, fotografato e strappato i manifesti. Nemmeno un’ora della mia vita per fare resistenza attiva a quello che non mi sta bene. Dannazione se ne vale la pena”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g