Qualcuno, nella famiglia del marito, le ha augurato che la nuova esperienza professionale le vada male. Ma Chiara Scattone si è anche sentita dire che “una madre con due figli non si può permettere di lavorare”, come se fosse un vezzo. Lei, 38 anni, originaria di Roma ma residente a Ravenna, sa per certo che se a lavorare a Milano fosse andato un uomo e non una donna, tutti l’avrebbero considerato normale o comunque sinonimo di grande sacrificio per la famiglia.
Da un paio di mesi Chiara è stata assunta a tempo indeterminato da una multinazionale giapponese con sede a Milano, dove si occupa di compliance nel settore banking e finanza. Con un curriculum di tutto rispetto che l’ha vista lavorare come docente di diritto islamico alla Sapienza di Roma, come consulente per un’azienda ravennate, poi come Ctu per il tribunale e ricercatrice in ambito economico (suo il libro “L’usura nel ‘Verbo’ religioso. L’islam e la prassi bancaria italiana”, Datanews), si è ritrovata a un certo punto senza un impiego fisso: “Ho fatto decine di colloqui in zona. Ma non trovavo mai il lavoro giusto. C’era chi mi offriva troppo poco per la mia esperienza, chi pretendeva un’iperspecializzazione a basso costo. Ma anche chi considerava i miei figli un peso, nonostante le rassicurazioni sul fatto che ho un marito e una baby sitter”.
Quando ha ricevuto l’offerta di Milano, Chiara non ci ha pensato due volte: “Mio marito, che lavora in banca, era già preparato dal momento del colloquio. Quando gli ho detto che avrei accettato il nuovo impiego, si è effettivamente disperato. Ma non mi ha di certo impedito di fare la mia scelta”. E così, dopo aver assunto una baby sitter che la mattina alle 7,30 arriva a casa per preparare i bambini e portarli alla scuola dell’infanzia, per poi riprenderli alle quattro e gestirli fino al rientro del papà, la vita di Chiara ha preso una nuova piega: “Parto il lunedì mattina con il treno alle 6,30 e torno il venerdì per cena a Ravenna. Lavoro tutte le sere fino alle nove e dormo in albergo, a seconda di dove sto lavorando in quel momento visto che mi fanno girare. I bambini sono sereni: avendo tre e quasi cinque anni, hanno ancora un senso del tempo molto limitato che li aiuta. Mio marito sta reggendo bene: esce un’ora prima, la sera, dalla banca. E i colleghi mi dicono che durante la giornata lavora in modo più concentrato. Ha i suoi limiti, non era abituato a fare quasi nulla in casa nonostante un modello paterno molto attivo, ma sta raggiungendo un buon feeling con i bambini, riuscendo a occuparsi di cose che prima gestivo io”.
A Milano, intanto, Chiara si sta prendendo le proprie soddisfazioni: “Il nuovo lavoro mi piace, mi diverte. Mi è stato riconosciuto un merito, è stato dato valore al percorso che ho fatto per arrivare fino qui. Prendo appena 10mila lordi all’anno in meno rispetto a mio marito che ha comunque nove anni in più di me, è quadro direttivo e ha molta più esperienza. Questo non sarebbe un sacrificio per la mia famiglia? Lo è, il nostro tenore economico sta di certo aumentando grazie alla mia scelta“.
Quanto alla tenuta della vita di coppia, secondo Chiara il beneficio c’è: “Diciamolo senza retorica, la routine non giova certo alle coppie. Io e mio marito, quando ci rivediamo il venerdì sera, abbiamo molta voglia di stare insieme. Poi non nascondo che, per premiarlo e fargli staccare la spina, spesso nel fine settimana lo lascio libero mezza giornata e resto fuori con i bambini: feste di compleanno, gite, parco. Non è certo che, rientrando da Milano, mi vado a riposare: quando scendo dal treno il venerdì, so già che a casa mi aspettano la tavola da apparecchiare e la cena da preparare. Senza contare che, il sabato e la domenica, organizzo la spesa per la settimana che verrà e non mi fermo un momento”.
Tra chi l’ha sostenuta, ci sono le amiche: “Tutte concordi nel dire che al mio posto non l’avrebbero mai fatto. Ma nessuna di loro mi ha criticata o fatta sentire inadeguata. L’importante è rispettare le scelte altrui. Io partivo già da una situazione di disagio: i nonni vivono in altre città, non abbiamo ereditato nessuna casa e siamo andati a vivere in affitto, non ero realizzata professionalmente. Ho scelto quello che secondo me avrebbe migliorato anche solo in parte le cose. E per ora sono contenta”.
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