Morì bevendo detersivo: madre a processo

tribunale sentenza giustiziaIl bimbo morì dopo tre giorni di agonia in ospedale. Aveva bevuto una dose di detersivo per lavastoviglie lasciato in un bicchiere ma i genitori hanno sempre sostenuto che la quantità non sarebbe stata sufficiente ad ucciderlo e che la situazione era sfuggita di mano ai medici del Santa Maria nuova di Reggio Emilia.

Ora la vicenda del piccolo Carlo Russo, morto a due anni nell’agosto 2015, arriva ad una svolta: come riportano i media locali, i pubblici ministeri hanno chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone accusate, in concorso, di omicidio colposo. E cioè: la madre Giusy Cataldo (per omessa vigilanza) e quattro medici dell’ospedale.

La tragedia si consumò nella località di San Martino in Rio, dove la coppia gestiva un bar (adesso si sono trasferiti in Campania dove gestiscono un altro locale). Secondo le ricostruzioni, il piccolo aveva appena mangiato delle patatine e, preso da grande sete, aveva afferrato il primo bicchiere a portata di mano ingerendone il contenuto. Sfortunatamente conteneva sostanze chimiche: era stato lasciato incustodito perché la lavastoviglie aveva un piccolo problema. Ma i genitori sostengono che l’errore fatale è stato compiuto dai camici bianchi: “Nostro figlio è stato ucciso da un farmaco che non avrebbe dovuto essergli somministrato. Aveva superato i problemi legati all’ingestione della soda caustica e avrebbe potuto essere curato e salvato”, hanno sempre sostenuto.

Anche la perizia del medico legale basata su autopsia ed esami istologici e tossicologici, non avrebbe individuato nell’ingestione del detersivo la causa (o almeno la causa unica) della morte: questo spiega il rinvio a giudizio dei quattro medici assieme alla madre, la quale ad aprile nell’udienza preliminare si ritroverà nella duplice veste di imputata e di parte civile (contro gli stessi dottori).

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