I papà italiani: “Nessun contraccolpo lavorativo dopo i figli”

Young father cooking with his baby son in a modern kitchen.

La conciliazione non può essere solo una questione femminile. Da questa convinzione di Piano C, famoso co-working milanese, nasce “Diamo voce ai papà”, la campagna nazionale che per cinque mesi ha indagato l’identità, la gestione vita-lavoro, i modelli, i desideri dei papà italiani. Una campagna che è stata pensata e condotta con un approccio “emergente”: non è stata pianificata una strategia né definito un processo metodologico a priori, ma si è lavorato in costante ascolto dei papà, sviluppando strumenti e metodologie in base alle interazioni.

Come dar voce ai papà? Innanzitutto mettendosi in ascolto: il sondaggio nazionale in partnership con Alley Oop – Il Sole 24 Ore, maam – maternity as a master, Generali Italia e IKEA ha indagato l’identità, la gestione vita -lavoro, i modelli, i desideri dei papà italiani. Accanto al sondaggio, anche una campagna fotografica sui social (Instagram e Facebook), in partnership con Alveare, Archilabò, Comama Bari, Doremi Nidi e Scuole, Multiverso, Netural Family, Papà al Centro e Smallfamilies. Ai papà è stata chiesta una fotografia che li ritraesse con i propri figli, possibilmente in un contesto quotidiano, e una frase che esprimesse la risposta alla domanda: “Tu che cosa desideri come papà italiano?”. Foto e slogan sono diventate delle “cartoline” pubblicate sul canale Instagram e sulla pagina Facebook di Piano C. Infine, avviando una riflessione seria sul tema della partecipazione del padre alla cura, affidando a Doxa un’indagine demoscopica che ha esplorato la conciliazione vista dai padri a partire in particolare dagli strumenti del congedo parentale e congedo di paternità. Le voci raccolte sono state tante: più di 70.000 le persone raggiunte dalla campagna fotografica, oltre 50.000 le interazioni sui social, più di 1.500 le risposte al sondaggio da tutta Italia, 215 papà intervistati da Doxa, 100 volti a comporre l’album di famiglia dei padri italiani di oggi.

Ma cosa racconta l’indagine demoscopica di Doxa? Il congedo di paternità obbligatorio riscuote un enorme consenso: il 70% dei papà, anche come futuri papà di altri figli, trovano molto apprezzabile che esista questa possibilità, e addirittura 8 papà su dieci sceglierebbero la possibilità di un congedo di paternità obbligatorio di almeno 15 giorni. A fronte di questa voglia di tempo e presenza, si riscontra anche un altro elemento: i padri non sono care-giver primari. Anche quando dichiarano di aver usufruito del congedo parentale (2 papà su 10), lo hanno fatto per condividere la gestione dei figli con la moglie o compagna. Forse anche perché, per 7 intervistati su 10, le esigenze dei papà sul luogo di lavoro non sono tenute in Italia abbastanza in considerazione. Cosa emerge invece dagli oltre 1.500 papà che hanno risposto al sondaggio di Piano C? Diventare papà apre la mente: se solo 3 papà su 10 si sentono molto più ansiosi e preoccupati per via della paternità, per la maggioranza dei papà la paternità rappresenta un’esperienza molto positiva in termini di felicità, crescita personale e apertura mentale verso il futuro. Non solo: pazienza e gestione del tempo le principali competenze che gli uomini dicono di acquisire diventando papà, seguite – secondo 6 papà su 10 – da più ampia visione del futuro, capacità di problem solving, di presa di decisione e di comunicazione.

Eppure, ancora una volta, ben 6 papà su 10 ritengono che la paternità non abbia comportato un ridimensionamento delle proprie carriere e ambizioni professionali. Anzi i papà, sebbene diventino più attenti agli orari lavorativi, non sentono di dover rinunciare alle ambizioni di prima; sono semmai più preoccupati di mantenere una stabilità lavorativa, perché sentono – in primis – il peso di maggiori responsabilità familiari anche in senso finanziario e di dover trovare una nuova organizzazione delle attività quotidiane ‘a tutto tondo’, vale a dire non solo in termini di equilibrio vita-lavoro ma anche in termini di equilibrio di coppia e tempo per sé (tutti aspetti ugualmente citati).

Una genitorialità davvero condivisa rappresenta oggi dunque per Piano C l’orizzonte necessario per arrivare alla piena condivisione dei carichi familiari, per evitare la penalizzazione delle donne sul lavoro a causa della maternità, per superare l’invisibilità dei padri e soddisfare il loro legittimo desiderio di cura e di genitorialità. Per Sofia Borri, Direttrice Generali di Piano C, “è necessario costruire un’alleanza tra tutti coloro che pensano che sia arrivato il momento di superare modelli ormai stantii e disfunzionali, scardinando pregiudizi duri a morire, valorizzando la diversità nella famiglia e al lavoro e cercando di essere il più possibile inclusivi”.

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