Da quattro mesi, in casa di Sergio Lo Giudice e Michele Giarratano, è arrivata Alice, nata negli Stati Uniti, grazie alla gestazione per altri, dalla stessa donatrice che aveva partorito Luca, tre anni il prossimo maggio. E in questi giorni, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Trento che ha sancito, per un’altra coppia di due papà, la sussistenza del legame genitoriale sia per il genitore biologico che per quello “sociale”, facendo comparire entrambi nel certificato di nascita del figlio, così come avviene in America, anche il senatore del Pd e il marito, che ha il blog ‘Luca ha due papà, stanno pensando al da farsi.
Sergio, che intenzione avete?
“L’anno scorso la Cassazione aveva emesso un’importante sentenza sul caso di due donne diventate mamme grazie alla procreazione medicalmente assistita in Spagna, stabilendo il legame genitoriale di entrambe con il bambino. Difficilmente la sentenza di Trento non verrà confermata dalla Cassazione. A quel punto, immagino che partiranno i ricorsi. E anche noi ci muoveremo affinché Luca e Alice vengano indicati anche come figli miei. Quella dei giorni scorsi è una decisione interessante e innovativa, in linea con quello che le famiglie omogenitoriali chiedono. La stepchild adoption, cioè l’adozione del proprio figlio, comunque bocciata durante l’approvazione della legge sulle unioni civili, non era certo la richiesta delle Famiglie Arcobaleno: adottare un bambino che nei fatti è già tuo, mettendo in mezzo gli assistenti sociali, è un’umiliazione massima”.
Al momento, dunque, in Italia lei è il genitore “invisibile” perché non ha un legame biologico con i suoi figli, che ha voluto e avuto insieme a suo marito. Come si ripercuote tutto questo nel quotidiano?
“Siamo fortunati a vivere in un comune come quello di Bologna, che ha fatto passi da gigante in questo senso. Per andare a prendere Luca dal nido, non ho bisogno della delega come avviene in molte altre parti d’Italia. Qui basta compilare un modulo affinché i genitori dello stesso sesso vengano considerati tali a tutti gli effetti. La nostra pediatra, dal canto suo, non ha mai fatto richieste particolari in questo senso: conosce la situazione e agisce di buon senso. I problemi nascono se devo prendere un aereo con i bambini senza Michele: devo andare in Questura e farmi rilasciare un’autorizzazione che va rinnovata ogni volta”.
Nel nido di Luca le feste della mamma e del papà vengono celebrate?
“Luca non ha mai portato a casa i famosi lavoretti. Ma questa impostazione, nel suo nido, era presente fin da prima del suo arrivo. Perché mica ci sono solo le famiglie come la nostra: ci sono quelle monogenitoriali, quelle ricomposte. L’attenzione alla pluralità inizia finalmente a farsi strada”.
A proposito, siete in ottimi rapporti con la donna che ha partorito i vostri figli. Una sorta di famiglia allargata?
“Assolutamente sì. Ci sentiamo, presto verrà a trovarci, conosciamo la sua famiglia. Quando siamo stati negli Stati Uniti per la nascita di Alice, Luca ha trascorso molto tempo con sua figlia, che è poco più grande. Un momento molto bello e intenso per tutti noi”.
E con la conciliazione, tema associato in genere alle donne, come la mettiamo?
“Non è semplice. Io per tre giorni alla settimana lavoro a Roma. In quei tre giorni ci pensa Michele, che fa l’avvocato, con l’aiuto di una tata, mentre Luca va al nido. Per il resto della settimana subentro io. Insomma, in qualche modo la sfanghiamo”.
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