L’aereo con i bimbi piccoli, che esperienza ‘esaltante’

Viaggiare con i bimbi piccoli può essere un’esperienza tanto esaltante quanto faticosa, a seconda dei punti di vista. Anzi, quarantacinque minuti di fila, dopo un’ora e mezza di volo, per il controllo documenti e un bambino di due anni e mezzo che è in bilico tra l’addormentarsi addosso a voi e la sclerata, è sicuramente qualcosa di negativo. Così come lo è tenerlo seduto in aereo, con le cinture allacciate, quando lui continua a togliersele, ad aprire il tavolino e a chiudere la tendina del finestrino, tutte cose altamente proibite in fase di decollo e atterraggio. Perché le hostess mica lo fanno, uno strappo alla regola (giustamente, per carità).

Poi, quando lui inizia a piangere a decibel incommensurabili, vi sentite gli sguardi di tutti addosso, come se foste la madre di un mostro che si è materializzato all’improvviso in mezzo a dei santissimi umani.

Succede soprattutto in coda, quando siete stanchi di aspettare questo benedetto aereo e il piccolo non è da meno, quindi abbandona il passeggino e inizia a correre lontano dal vostro gate, costringendovi ad acchiapparlo e avvinghiarlo per non restare indietro, sentendo un’altra volta gli occhi inorriditi degli altri passeggeri piantarvisi addosso. 

“Che bambino ingestibile”, “che madre morbida”: i pensieri di quelli intorno a voi vi arrivano dritti al cervello, mentre provate a mantenere la calma, a non fare crollare a terra i trolley, a non sudare più del dovuto.

Perché poi c’è tutto il volo da affrontare, poi il ritiro bagagli, l’auto a noleggio. Insomma, meglio non lasciarsi prendere dalla disperazione e dalla stanchezza. Ne uscirete vivi, vi ripetete.

Insomma, tutto bellissimo: viaggiare apre la mente, stimola la fantasia, apre nuove orizzonti.

 

 

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