“Venite al giocare al Pratello”. Dal passaparola dei primi tempi, l’invito è diventato sempre più istituzionale e a largo raggio. Perché avere un impegno programmato stimola i giovani detenuti del carcere minorile di Bologna ad allenarsi e a fare sempre meglio, perché lo sport aggrega, perché chi varca le porte di un mondo sconosciuto come quello della galera supera poco a poco i pregiudizi.
Cristina Angioni coordina dal 2015, per la Uisp, le attività all’interno dell’Istituto penale per minorenni di via De Marchi, teatro del documentario di Roberto Cannavò “La prima volta”: “Ogni anno – racconta – rinnoviamo l’appello a venire a giocare partite di calcio, basket e pallavolo con i nostri ragazzi. Appello che ha sempre funzionato, e al quale rispondo anche diverse scuole e squadre femminili, ma che rispolveriamo sempre per non rischiare di rimanere senza interessati. La Uisp da sempre opera da ponte tra il dentro e il fuori, riscontrando come molti dei giovani che vengono a giocare poi tornano, anche perché capiscono che i detenuti non sono solo persone che hanno commessi reati ma ragazzi come loro, che non hanno scritto in fronte quello che hanno commesso e che meritano comunque un’altra possibilità”.
Consentire che il campo di calcio e la palestra del Pratello – così come il bilardino e il ping-pong – vengano “frequentati” anche da chi vive fuori è secondo Angioni un meraviglioso collante: “Anche educatori e agenti si fanno prendere, così come chi non gioca si fa coinvolgere dal tifo. Avere in calendario una partita serve ai nostri ragazzi a impegnarsi, a comportarsi bene in vista di quell’appuntamento”.
Al Pratello, che può ospitare fino a 25 detenuti, l’età media è 16/17 anni: “In generale lo sport, per loro, ha un valore altissimo. Quando, magari nei giorni festivi, le attività che svolgiamo – dal teatro alla giocoleria, dalla cucina all’arteterapia – diminuiscono, noi comunque ci siamo. E le attività sportive aiutano”.
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