Non ci sono i soldi e di fronte a questa situazione anche le migliori intenzioni si fermano. Così, in assenza di copertura finanziaria, arriva il no all’emendamento del decreto Lorenzin che avrebbe imposto a medici infermieri e insegnanti di rispettare gli obblighi vaccinali. A pronunciarlo è stata la commissione Bilancio del Senato. Possibile, come ha fatto capire Emilia De Biasi, presidente della commissione Sanità, che la discussione venga ripresa in altra sede e più precisamente nell’ambito della normativa sul lavoro: “Si potrebbe ricorrere alla legge sulla sicurezza nel luogo di lavoro che riguarda la prevenzione e la tutela della salute fisica e mentale”, ha detto la De Biasi.
Il testo che ha avuto il via libera della commissione Sanità, dopo aver ridotto da 12 a 10 i vaccini obbligatori per iscriversi a scuola, ha previsto l’istituzione dell’Anagrafe vaccinale nazionale (una specie di registro della popolazione tenuto in base ai vaccini) e anche la possibilità di vaccinarsi in farmacia grazie ad un emendamento proposto da tre senatori di Forza Italia. Il testo “autorizza i medici a somministrare i vaccini presso le farmacie aperte al pubblico, in spazi idonei sotto il profilo igienico sanitario e avvalendosi della collaborazione di infermieri o assistenti sanitari, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Sarà compito delle farmacie, invece, “rilasciare al paziente una certificazione gratuita dell’avvenuta vaccinazione e spedirne una copia alle Asl, per assicurare l’aggiornamento del libretto delle vaccinazioni”.
E mentre i farmacisti plaudono all’iniziativa, i medici non sono esattamente soddisfatti: la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) la quale in una nota ha puntualizzato che “questo emendamento modificherebbe la normativa vigente che impedisce, per ovvi motivi di incompatibilità di ruoli, di funzioni e per presupposti di conflitto di interessi, lo svolgimento di attività mediche presso le farmacie”. Analoghe critiche sono state mosse da Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp): “Vaccinare non è solo fare una puntura – ha detto -. È, piuttosto, un’attività che richiede competenze professionali, formazione continua, sensibilità, organizzazione, capacità relazionali e facilità di accesso, che le famiglie possono trovare solo nell’ambito delle cure primarie e dell’organizzazione capillare che i pediatri di famiglia e i medici di medicina generale offrono in Italia. La vaccinazione, pertanto non può essere demandata ad altre figure professionali non altrettanto adeguatamente formate”.
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