Sono circa 400 le coppie prese in carico ogni anno e trattate dal Centro di medicina della riproduzione del Policlinico di Modena con tecniche di primo livello (inseminazioni intrauterine), secondo livello (fecondazione in vitro e trasferimento degli embrioni – Fivet e Icsi) e cicli di scongelamento di ovociti ed embrioni, per un totale di circa 3500 prestazioni ambulatoriali e 500 cicli all’anno. A queste si aggiungono circa 50 coppie che riprendono il trattamento dopo un periodo di sospensione. Lo ha detto l’assessore comunale al Welfare Giuliana Urbelli in Consiglio comunale rispondendo all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Federica Venturelli del Pd sulla procreazione medicalmente assistita.

Venturelli ha chiesto informazioni sull’organizzazione e sul funzionamento del Centro di fecondazione assistita del Policlinico, ha domandato quante persone si sono rivolte al Centro, se l’informazione riguardante il servizio sia corretta e completa, se il servizio di procreazione medicalmente assistita offerto “sia efficiente ed accessibile a tutte le coppie che abbiano la necessità di ricorrervi, sia per quanto riguarda i prezzi che le tempistiche, se siano in servizio medici o altri operatori socio-sanitari obiettori e se la prestazione sia comunque garantita”. Il consigliere ha inoltre ricordato come una sentenza della Corte costituzionale del 2014 abbia cancellato il divieto di procreazione medicalmente assistita eterologa. “A seguito della sentenza – ha precisato – sia i centri pubblici che quelli privati possono eseguire tecniche di fecondazione con donazione di ovociti e spermatozoi esterni alla coppia. Diventa, quindi, lecita sia l’ovodonazione che la donazione di seme”. In Emilia-Romagna, ha spiegato Venturelli, sono presenti 21 centri di PMA, dei dieci pubblici quattro praticano la procreazione medicalmente assistita di I livello (solo inseminazione intrauterina), sei quella di II e III livello (FIVET e ICSI oltre all’inseminazione intrauterina). Venturelli ha inoltre ricordato che “al fine di supplire all’insufficiente disponibilità di gameti necessari a soddisfare le richieste per la fecondazione assistita eterologa è stato pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna un bando sulla Gazzetta Ufficiale Europea, chiusosi il 22 settembre 2016, col fine di individuare banche, sia italiane che straniere, specializzate nella fornitura di gameti e in particolare ovociti”.

L’assessore Urbelli ha spiegato che il Centro di medicina della riproduzione del Policlinico è un centro di procreazione medicalmente assistita (PMA) di III livello attivo dal 1987, il cui funzionamento è conforme ai requisiti di accreditamento regionale ed ai requisiti derivanti da Centro nazionale trapianti (CNT) secondo le normative vigenti. Nel 2015, in particolare, le pazienti trattate sono state 387, con 95 gravidanze ottenute, 63 parti per complessivi 79 nuovi nati. Il Centro, con la presa in carico della coppia tramite la prima visita (primo colloquio), effettua tutte le prestazioni ambulatoriali necessarie per l’iter diagnostico dell’infertilità di coppia, sia per la parte femminile che per la parte maschile, anche grazie alla collaborazione con i reparti di Endocrinologia e Urologia dell’Ospedale di Baggiovara. Le prestazioni ambulatoriali eseguite presso il centro sono soggette, laddove previsto, alla compartecipazione dell’utente tramite pagamento del relativo ticket secondo le fasce di reddito. “L’inseminazione intrauterina – ha precisato Urbelli – è eseguita in regime ambulatoriale e prevede il pagamento del ticket; le tecniche di II livello FIVET/ICSI prevedono l’esecuzione del prelievo di ovociti e di trasferimento in utero di embrioni in regime di day hospital senza alcuna spesa per l’utente. Le tempistiche per l’esecuzione delle tecniche di PMA prevedono per un ciclo di I livello un tempo di attesa di circa tre mesi, mentre per i cicli di II livello il tempo di attesa è di circa un anno. Il Centro esegue inoltre – ha proseguito – programmi di preservazione della fertilità in pazienti con patologie oncologiche tramite crioconservazione di spermatozoi negli uomini, e crioconservazione di ovociti e tessuto ovarico nelle donne”.

L’assessore ha inoltre precisato che non vi sono medici o altri operatori socio-sanitari che abbiano espresso obiezione di coscienza per la Procreazione medicalmente assistita e che “il Centro è operativo anche per poter eseguire tecniche di tipo eterologo ma attualmente, per la nota assenza di donatori di gameti maschili e femminili sia a livello locale, regionale e nazionale, non ha potuto ancora eseguire cicli di PMA di tipo eterologo. Si attende che divenga operativo il bando della Regione Emilia-Romagna chiusosi il 22 settembre 2016 per la fornitura di gameti”, ha aggiunto Urbelli. “Per cercare di incentivare la donazione presso il Centro, nel sito aziendale è presente un link che indirizza alla campagna di promozione regionale”.

Sul tema è intervenuta anche Caterina Liotti del Pd che si è detta “colpita” dai dati “che dimostrano un ottimo funzionamento di questo centro. Alla base della carenza di donazioni c’è probabilmente la scarsa conoscenza di questa opportunità – ha aggiunto – introdotta dalla sentenza della Corte di Cassazione. La conoscenza della possibilità di donare gameti, il modo in cui farlo e l’importanza del dono che viene fatto alle coppie che cercano figli potrebbe dare una mano concreta a incrementare queste pratiche. L’amministrazione può sostenere questo impegno all’informazione?”, ha chiesto infine.

Nella replica, Federica Venturelli si è detta soddisfatta della risposta: “Su ticket e prezzi bene: l’importante è garantire a tutti i cittadini di poter accedere in condizioni di parità alla prestazione sanitaria”. Soddisfazione della consigliera anche rispetto all’assenza di obiettori di coscienza, “perché bisogna garantire la continuità dell’attività”. Venturelli ha inoltre parlato di “numeri significativi che dimostrano che il servizio a Modena funziona”, mentre relativamente alle donazioni di gameti ha sottolineato che “manca una corretta informazione complice anche il dibattito ideologico che fu fatto al tempo, quando fu scritta la legge 40”.