Nuovi ostacoli per la legge sui vaccini. Il ministero della Salute ha appena specificato che per l’iscrizione all’asilo bisogna presentare i documenti che attestino le vaccinazioni obbligatorie (anti poliomielite, anti difterite, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, anti emofilo B, anti morbillo, parotite, rosolia e varicella) dei bambini ma qualche problema pratico per le certificazioni, in effetti, c’è. Si rischia il caos, un grande intoppo fra settembre e ottobre. Una perdita di tempo per tutti (specie per le scuole e per le famiglie) e una montagna di scartoffie.
Ad indicarlo è l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, per bocca del suo presidente, il sindaco di Bari Antonio Decaro: “E’ necessario definire una procedura standard – ha spiegato il primo cittadino del capoluogo pugliese -. Non si può scaricare sulle spalle del personale delle istituzioni scolastiche comunali o su quelle dei genitori, già gravate da molti pesi, il compito di raccogliere autocertificazioni e certificazioni che peraltro chi riceve non è in grado di valutare“. Secondo la circolare del ministero guidato da Beatrice Lorenzin, le famiglie infatti devono presentare la copia del libretto vaccinale vidimato dalla Asl oppure il certificato vaccinale o, ancora, un documento nel quale la Asl attesti che il bambino è in regola o comunichi l’esonero, l’omissione o il differimento delle vaccinazioni obbligatorie per motivi di salute. I genitori possono anche presentare la prenotazione delle vaccinazioni mancanti fatte all’Asl (c’è poi tempo fino al 10 luglio per dimostrare di essersi messi in regola).
La soluzione che De Caro propone per semplificare è la seguente: “Le scuole forniscono gli elenchi degli iscritti alle Asl e le Asl verificano che quei bambini siano stati sottoposti alle vaccinazioni“. Stop. In questa maniera insegnanti e genitori non si trovano più a barcamenarsi tra i meandri della burocrazia: secondo la circolare adesso le famiglie devono chiedere le certificazioni al pediatra o alla Asl e poi portarle a scuola per l’iscrizione. La documentazione va presentata entro il 10 per nidi e materne e entro il 31 ottobre per le scuole dell’obbligo. Si tratta di una soluzione temporanea: quella definitiva, che è esattamente uguale a quella proposta da De Caro, andrà a regime a partire dall’anno scolastico 2019-20. Solo allora le famiglie non dovranno fare più niente e vi sarà un procedimento automatico da parte delle pubbliche autorità: entro il 10 marzo di ogni anno, le scuole trasmetteranno alle Asl “l’elenco degli iscritti, per l’anno scolastico o per il calendario successivo a quello corrente, di età compresa tra zero e sedici anni, inclusi i minori stranieri non accompagnati”. A quel punto le Asl “provvederanno a restituire gli elenchi, entro il 10 giugno, indicando i soggetti non in regola con gli obblighi vaccinali che non ricadono nelle condizioni di esonero, omissione o differimento delle vaccinazioni e che non abbiano presentato formale richiesta di vaccinazione alla Asl competente”. Una procedura decisamente più semplice ma non c’erano né le risorse né il tempo per metterla in pratica fin da subito.
Tornando ai giorni nostri, qualora poi la Asl accerti che un bambino non è in regola con le vaccinazioni, convoca la famiglia e invita a provvedere. In caso di mancata risposta, arriva una seconda convocazione con raccomandata. Se i genitori ‘resistono’ ancora, viene contestata l’infrazione alla legge e scatta la multa da 100 a 500 euro. Si tratta di una sanzione una tantum: si paga una volta sola e non all’inizio di ciascun anno scolastico se la violazione resta la stessa (se riguarda lo stesso vaccino cioè). Questo per le scuole dell’obbligo perché per nido e materna c’è anche il divieto di frequenza.
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