Giorgia è certa di essersi fratturata una costola, durante il parto: “Non ho potuto sottopormi alle lastre per via dell’allattamento. Ma i dolori che ho avuto subito dopo la nascita di mia figlia, dieci mesi fa, sono stati devastanti. Senza contare le difficoltà a respirare”. Giorgia è di Ravenna, ha partorito al Santa Maria delle Croci ed è una delle mamme che hanno subito la manovra di Kristeller, ufficialmente bandita – come ci aveva spiegato il primario di Ostetricia di Faenza – ma, stando alle testimonianze, ancora in uso nelle sale parto per favorire l’espulsione del feto.
Giorgia, diabetica, dopo un’induzione di travaglio praticatale alla 36esima settimana più quattro giorni di gestazione e un travaglio iniziato solo dopo 32 ore, si è ritrovata con la flebo di ossitocina da un lato, l’epidurale dall’altro, una dilatazione ormai conclusa ma senza la sensazione di dover spingere: “Non sentivo le contrazioni, come ho più volte ripetuto alla ginecologa che mi diceva, invece, che ero l’unica del reparto a non avere ancora partorito e che non ero capace di spingere. Poi, senza che mi fosse spiegato nulla, mi è stato messo un lenzuolo all’altezza della pancia, attorcigliato alle maniglie del lettino, e l’ostetrica, su indicazione della dottoressa, col gomito mi ha pressato fortissimo, tanto che nei giorni successivi ho avuto un dolore acutissimo e difficoltà a camminare”.
Un’altra delle conseguenze della manovra è stata, secondo quanto gli è stato diagnosticato in seguito, una importante diastasi, ovvero la separazione, dei muscoli retti addominali. Cosa che le sta creando non pochi problemi: “A distanza di dieci mesi, tra i muscoli ci passa ancora una mano. A parte l’inestetismo forte che mi fa sembrare ancora incinta, non essendosi riavvicinati i retti non sono in grado di proteggermi, di fatto, l’apparato gastrointestinale. La sera, dopo che ho mangiato, sono gonfissima. Spesso soffro di nausea, vomito e mal di testa. Nella cartella clinica la manovra non è stata indicata, non potrei in alcun modo rivalermi, anche se volessi”.
Simile la storia di Deborah Tritto, che ha partorito tre anni e mezzo fa il suo secondo figlio al Sant’Anna di Cona: “Avevo la placenta accreta (difetto di aderenza che può provocare un’emorragia alla donna dopo il parto, ndr), io spingevo come una forsennata ma il bambino non usciva. Senza avvertirmi, a un tratto due ostetriche mi sono saltate sulla pancia. E anche subito dopo il parto, per farmi espellere la placenta, una delle due mi ha rifatto la manovra di Kristeller. Ricordo di avere urlato fortissimo, le contrazioni da parto in confronto al dolore che ho provato sono niente. Mi sono sentita come spaccare dentro, ho pensato che stessi morendo“.
Anche Deborah si ritrova oggi con una diastasi di non poco conto. E non solo: “La pancia è rimasta ma il problema più grosso riguarda il mal di schiena, che per i primi mesi dopo la nascita di mio figlio mi ha impedito di camminare. Per non parlare dei gonfiori che mi prendono dopo i pasti. L’unica soluzione, forse, sarebbe l’intervento di addominoplastica. Ma costa migliaia di euro, è molto invasivo e ha una convalescenza lunga e faticosa”. Anche nel caso di Deborah. della manovra di Kristeller, nella cartella clinica non c’è traccia.
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