Tecnicamente è tutto a posto. Tutto in regola, tutto secondo la legge. La motivazione del giudice delle indagini preliminari non fa una piega. Anzi, sembra quasi un encomio solenne, un elogio per una buona azione: “Lo straordinario senso di autodisciplina dimostrato dall’indagato – dice -, che si è messo da solo agli arresti domiciliari, basta, anche senza la pienissima confessione, a garantire che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con misure diverse dal carcere”.

Così Akhtar Nabeel, un pakistano richiedente asilo di 21 anni, è di nuovo in libertà. Sulla sua testa pende la terribile accusa di aver violentato un ragazzino disabile di 13 anni. E non si tratta solo di sospetti: come riportano i media locali lo straniero ha confessato il suo crimine avvenuto lo scorso dieci luglio a Reggio Emilia: il pedofilo ha attirato la giovane vittima, suo vicino di casa e sofferente di gravi deficit psichici, in un luogo appartato ed ha abusato di lui. La violenza sessuale è stata successivamente accertata da una perizia medica. L’immigrato, dopo aver chiesto scusa alla famiglia, ha però precisato che il rapporto era consenziente. Come può essere consenziente un rapporto sessuale con un 13enne disabile, naturalmente.

Dunque la prove sono schiaccianti. Eppure il giudice Giovanni Ghini ha deciso di scarcerare lo straniero. C’erano tutti i presupposti. Per lui resta solo la blanda misura della “presentazione, per due volte al giorno, alle 9 e alle 18, nella caserma dei carabinieri e il divieto di avvicinamento a meno di duecento metri al bambino e a qualsiasi luogo da lui frequentato”. Insomma, il pakistano è, di fatto, libero. Ma, assicura il giudice, non c’è il rischio che dia di nuovo sfogo alle proprie turpi passioni: il ragazzo ha uno “straordinario senso di autodisciplina”. E figurarsi se non lo avesse avuto. Che cosa avrebbe mai fatto al piccolo? 

Contro la decisione del giudice reggiano, il pm ricorrerà al tribunale del Riesame. Chissà a che livello è il loro senso di autodisciplina: alla famiglia della piccola vittima basterebbe una cosa standard, non necessariamente straordinaria. D’altronde, come diceva Lucio Dalla, l’impresa eccezionale è essere normale.