Figli con mille opportunità: io, un po’, la mia la invidio

A nove anni passavo i fine settimana in pigiama. Non c’erano in programma spettacoli a teatro, mostre a misura di bambino, uscite in pizzeria con altre famiglie. Ricordo una cerata che mia mamma metteva sul tavolo in cucina per farci pitturare con gli acquarelli, un campo di pallavolo allestito in salotto con alcune penne messe in fila a fare da rete, tantissime Barbie con cui inventavamo storie, una sfilza di Gaia Junior (chi li ha letti scagli la prima pietra) da leggere a ripetizione.

Ma il mondo è cambiato. In poco, a dire il vero. Perché io nove anni li avevo 27 anni fa, non nel Neolitico. Perché mi sento ancora una bambina, a volte, anche se di bambini ne ho due. 

Ma ieri, ritirando mia figlia da un corso estivo in cui si fanno skate e land art, cortometraggi e videoclip, pensavo a quante opportunità lei ha e io non avevo.

Mica avevo già preso un aereo, nel 1990 (mia figlia ne ha presi una ventina). Mica suonavo uno strumento. Mica mi avevano regalato una consolle da deejay. Mica avevo mille opzioni, d’estate: la settimana in montagna con quelli della mia età, la piscina con gli scivoli, il cre multisport. Mica andavo a dormire dalle amiche. 

Ero felice, molto. Sentivo di avere tanto, forse tutto.
Allora come devono sentirsi, i bambini di oggi? Quelli che hanno tanto, tutto, forse troppo?

Ecco, un papà stamattina mi faceva notare che forse è troppo. Che poi i figli a volte si lamentano pure, quando neghi loro un pacchetto di figurine o l’ennesima partita a calcino. Ma ce l’avranno ancora, la fantasia, dopo tutto questo? Non avranno avuto e visto tutto?

Chissà, sarà forse il tempo a dirlo.
Vorrei solo che lo sapessero, i figli d’oggi, quelli che vivono nel benessere, che noi avevano meno. Che i loro nonni avevano ancora meno. E che, anzi, molti dei loro coetanei hanno ancora meno di quanto avevano i nonni.

“Sai, noi il fine settimana stavamo sempre in casa, in pigiama. Non ci portavano da nessuna parte”.
“Che due scatole mamma, che vita noiosa”.

Sarebbe anche bene aggiungere, a onor del vero, che per quel corso, quel gioco o quel libro, magari un genitore si compra un vestito in meno, rinincia a un aperitivo in più, va a fare la spesa al discount.

E prova, perché un po’ i figli li invidia, a recuperare. Iscrivendosi, come farò per esempio io quest’anno, a un corso di musica.

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