Un pene nel cartone animato: episodio ritirato

E’ stata una mamma a notarlo. L’episodio è della serie del 2012, quindi sono cinque anni che è in giro per il mondo e che è stato visto da centinaia di migliaia di bambini e dai loro genitori. Dai loro annoiati genitori: perché la visione dei cartoni animati con i figli non è certo qualcosa di elettrizzante. In ogni caso nessuno fino ad ora aveva avuto niente da ridire e, a quanto ci risulti, nessuno ha riportato traumi infantili. Invece a questa zelante mammina statunitense non sfugge niente: il suo occhio allenato ha visto un pene nell’episodio 35 della prima stagione dell’Ape Maia. Una breve sequenza nella quale, sul tronco di un albero, compare l’incisione di un perimetro fallico. Un graffito, un disegnino osceno da scoprire aguzzando la vista. Per la serie, se non lo sai non ci fai caso e se lo sai ti sforzi per vederlo. Solo pochi secondi ma sufficienti per chi ha l’occhio allenato, messaggi subliminali compresi. D’altronde c’è anche chi per la Causa ha ascoltato i dischi dei Led Zeppelin e dei Black Sabbath al contrario.

Immediatamente è scattato l’allarme. La donna, che si chiama Chey Robinson, non ha perso un attimo e si è precipitata in soccorso della moralità dei propri e altrui figli. La paladina della repressione del vizio e della promozione della virtù ha vergato un commento su Facebook denunciando il fatto e chiedendo ad altre mamme di partecipare alla moderna crociata. Come spiegano i media internazionali, il post ha fatto il giro del mondo totalizzando un milione di visualizzazioni. A quel punto, Netflix, il colosso della distribuzione di film e serie tv via internet, ha ritirato l’episodio. Prima ci hanno pensato un po’, ci hanno riso su e poi qualcuno deve aver citato Longanesi: “Uno stupido è uno stupido, diecimila stupidi sono una forza storica”.

In questo articolo ci sono 3 commenti

Commenti:

  1. Io ritengo più malati la mamma che lo ha “notato” e coloro che hanno ritirato l’episodio che chi lo avesse eventualmente disegnato. Ammesso che davvero abbia voluto raffigurare un… pene.

  2. Non comprendo il sarcasmo dell’articolo.
    Non basta già quanti riferimenti espliciti sessuali e violenti esistono in praticamente tutti i cartoni animati per bambini dai 5-6 anni in su, anche queste obiettive schifezze in cartoni per bimbi piccoli bisogna tollerare? Il problema è proprio questo: la ormai elevatissima soglia di tollerabilità che ognuno di noi ha raggiunto, per la quale “ma si, ma che vuoi che sia, figurati…”

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