“Bisognerebbe anticipare (e non posticipare) l’ingresso a scuola dei nostri ragazzi, per mettere l’Emilia-Romagna al passo almeno con le regioni del nord che sono il nostro metro di paragone in tanti altri campi (Lombardia 12 settembre, Veneto 13, Friuli e Trentino 11, addirittura Provincia di Bolzano 5). Anche se sarebbe bello andare oltre, come accade in tanti Paesi europei, con scuole che chiudono ‘solo’ due mesi, vacanze spalmate su tutto l’anno e non concentrate in quell’unico periodo”. Lo scrive oggi Il Corriere della Sera in merito all’annuncio che l’assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna ha fatto due settimane fa sul fatto che la scuola, dall’anno prossimo, inizierà non più il 15 settembre ma il terzo lunedì di settembre (nel 2020 significherà il 21 settembre).

Novanta e passa giorni di vacanza da coprire con centri estivi (che si pagano), baby sitter (pure) o nonni (se ci sono e sono disponibili). Secondo la visione del Corriere, il tasso di occupazione femminile vantato dalla regione (67,7% nel 2016) andrebbe difeso pensando appunto anche alle esigenze conciliative dei genitori. Tema caro alla vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini, che sul tema ha scritto un libro.

“Così – scrive Il Corriere – proprio dove le istituzioni si vantano dell’altissimo tasso di occupazione femminile e cercano di fare del proprio sistema di welfare un fiore all’occhiello, tra l’altro ingaggiando la sacrosanta battaglia per orari più flessibili negli asili, ecco incombere la beffa delle super ferie scolastiche”.