Non è una guardia medica pediatrica ma è comunque una guardia medica formata in ambito pediatrico. Dopo due anni di battaglie e oltre 12mila firme raccolte, le mamme romagnole hanno ottenuto quello che volevano: per una comune febbre, le placche in gola o il virus gastro-intestinale – problematiche di routine – non sarà necessario intasare il pronto soccorso di notte o nei pre-festivi e festivi, perché il personale deò servizio di continuità assistenziale (prima si chiamava guardia medica) sarà preparato.
Novità che verranno ufficializzate domani sera alle 20,30 a Ravenna (Hotel Cube, via Luigi Masotti 2) durante la serata “Pediatria e continuità assistenziale. Una serata per parlarne” alla quale parteciperanno Laura Fanelli (comitato mamme), Giorgio Guerra (direttore snitario Ausl Romagna), Federico Marchetti (responsavile scientifico dei corsi di formazione), Daniele Morini (medico di continuità assistenziale) e Pierdomenico Lonzi (responsabile formazione).
“Siamo molto contente del risultato – spiega Laura Fanelli, portavoce del movimento ravennate – perché, nonostante ci sia voluto molto tempo, le istituzioni ci hanno ascoltate e ci hanno risposto mettendo in campo il massimo che si poteva fare. Su tutta la Romagna sono state formate circa 120 persone”.
Ma cosa cambierà, di fatto? “Capita che il bimbo non stia bene ma che il pediatra non risponda, perché magari è domenica. L’istinto ci porterebbe a correre al pronto soccorso, costringendoci a lunghe file per farci somministrare, magari, del paracetamolo. Rischiando che nostro figlio esca in condizioni peggiori, perché è stato a contatto con altri bimbi ammalati. Con una telefonata alla continuità assistenziale, un medico può valutare i sintomi e decidere il da farsi: venire a vedere il bambino, ovviamente non subito visto che non si tratta di un’emergenza, indicarci di aspettare e richiamare più tardi, farci andare in ambulatorio per prescrivere un antibiotico. O consigliarci, invece, di andare in ospedale”.
Dall’altra parte della linea telefonica, infatti, l’operatore sa di cosa parla. Non come prima, quando il servizio era dedicato in prevalenza agli adulti.
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