“Le donne vittime di violenza vivono il senso di colpa e il senso di inadeguatezza anche come mamme. Ma appena rompono il ciclo della violenza, si riappropriano anche delle loro certezze rispetto alle capacità genitoriali: è il mondo fuori che le mette in discussione, ancora, come madri”. Bruna Porretta è una delle psicologhe che hanno partecipato al progetto “La Casa sul Filo” dell’associazione “Demetra donne in aiuto” di Lugo, finanziato con l’8 per mille della Chiesa Valdese. Progetto i cui esiti verranno presentati domani 25 novembre dalle 9,30 alle 12,30, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, alla Sala Estense della Rocca di Lugo.

C’è un grande equivoco sulle competenze genitoriali di chi subisce maltrattamenti – segue Porretta -. Errore in cui le stesse possono incappare e che le può far cadere in una ulteriore vittimizzazione. Quello che abbiamo cercato di fare con il nostro progetto, che si è concluso la scorsa primavera, è lavorare con due gruppi di donne: quelle seguite dalle operatrici di Demetra con i colloqui e nello sportello lavoro e le due ospitate nella casa rifugio a indirizzo segreto. Con un gruppo delle prime abbiamo lavorato sull’empowerment e sulle risorse personali, con le altre abbiamo puntato sulle emozioni e sulla consapevolezza, anche dei figli, cinque minori in tutto”.

Nel primo caso, le donne hanno tirato fuori i propri punti di forza, hanno rielaborato l’esperienza del trauma e lavorato in chiave positiva, con un’ottica al futuro, riappropriandosi anche del concetto dei diritti delle donne: a dire no, a difendersi, a fare la propria strada. Nel secondo, anche attraverso l’allestimento di un angolo dedicato ai bambini, si è cercato di fare verbalizzare le proprie sensazioni e di offrire alle mamme un’occasione di confronto sul ruolo genitoriale: “Spesso i figli – sottolinea la psicologa – sono il motore principale che spinge le donne a voler uscire dalla violenza: perché anche loro assistono alla violenza, anche se indirettamente. Quegli stessi figli, poi, succede spesso che vengano strumentalizzati per tutte le questioni legate a mantenimenti non pagati, dipendenza economica, lavoro. E che continuino quindi a essere delle vittime. La frustrazione e l’angoscia che le madri provano, allora, possono essere davvero immense, tanto da attirare anche uno sguardo negativo e obliquo da parte delle istituzioni. Anche nell’immaginario comune, credo aleggi ancora l’idea che non sia una buona madre quella che sta lì a subire, che non se ne va, che non rompe con il maltrattante. Quando invece sappiamo benissimo che certi meccanismi psicologici, così come i condizionamenti economici, sono difficilissimi da rompere”.

Il progetto “La Casa sul Filo” ha messo anche in evidenza un bisogno urgente: “Quello di avere delle prassi consolidate, dentro le istituzioni, a sostegno della genitorialità delle donne che subiscono violenza. Così come di persone formate, specializzate, stabili che se ne occupino”.

Domani interverranno:
Paola Pula, sindaca e assessora per le Pari Opportunità dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna; Maria Teresa Calabrese, presidente Demetra donne in aiuto; MariaPia Panzavolta in rappresentanza della Chiesa Valdese; Anna Marcon e Bruna Porretta, psicoterapeute, che hanno realizzato il progetto; Marisa Bianchin Direttore del Distretto Sanitario Ausl Romagna; Margherita dall’Olio Responsabile del Servizio Famiglie e Minori;Lucia Poletti, assessora Politiche di Welfare, Formazione e Lavoro del Comune di Lugo.