Scuola dell’infanzia, viva le sezioni eterogenee!

Li guarda dal basso all’alto, con un misto tra stupore e ammirazione. A casa ne narra le gesta, come fossero eroi omerici. Li chiama per nome e cognome, come se meritassero reverenza. E quando li incontra al parco o per strada, si scioglie letteralmente.

Il piccolo di casa, alla scuola dell’infanzia, è in una sezione eterogenea per età. Che è un po’ uno di quei temi che divide a metà i genitori, tra ferventi sostenitori e contrari convinti. Fatto sta che nella suo “castello” ci sono quelli di tre anni, come lui, e quelli che andranno alle elementari in settembre.

Ieri, davanti alla scuola di sua sorella, ha incontrato Giulio. In sella alla sua bici senza pedali gli si è avvicinato e ha iniziato ad accarezzarlo soffice, come se avesse visto un oracolo.
“Contento di avere incontrato Giulio?”
“Sì mamma, lui è Giulio Coniglio”.
Ecco, Coniglio non è propriamente il cognome. Ma citando il personaggio di Nicoletta Costa è come avermi spiegato che mito sia, il suo compagno, per lui.

Quando lo accompagno la mattina, Manuel esce dall’aula e lo prende in consegna: “Visto, mamma? Lui è il mio amico Manuel”, si pavoneggia. E ai giardini, qualche giorno fa, quando ha visto Nicolò si è impettito tutto soddisfatto, come a dire: “Io conosco un bimbo più grande, vedi?”. E ha iniziato a stargli alle calcagna, povero lui.

“Mamma, a me piacciono i grandoni”
“Il prossimo anno lo diventerai tu, un grandone”.
“Così accompagno i piccoli in bagno, ché quelli frignano sempre”.

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