Una sentenza veloce ed esemplare. Una punizione che è maggiore perfino di quella che ci si aspettava: il pubblico ministero Stefano Celli aveva chiesto 14 anni e due mesi ma il giudice ha emesso una condanna a 16 anni. Si è chiuso così in primo grado il processo con rito abbreviato ai danni di Guerlin Butungu, il 20enne congolese che, assieme ad altri due immigrati, nella notte fra il 25 e il 26 agosto scorsi a Rimini aveva violentato una turista polacca (malmenando il fidanzato) e un transessuale peruviano.

La sentenza del tribunale di Rimini è arrivata in serata. Della banda facevano parte due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16 anni. Il padre dei due marocchini aveva detto dopo la violenza: “Fra due anni usciranno dal carcere, saranno di nuovo in Italia e si faranno una famiglia”. Nel frattempo però è stato espulso lui. Il tribunale dei minori di Ancona infatti nei giorni scorsi ha disposto che non venga rinnovato il permesso di soggiorno a Mohammed Louennoun, 50 anni, e alla moglie Sana, 44 anni, che hanno altri due figli di quattro e tredici anni.

L’uomo, agli arresti domiciliari (fino al prossimo aprile), ha una lunghissima serie di precedenti: ha infatti riportato condanne per oltraggio a pubblico ufficiale, furto, falsa attestazione sull’identità propria, guida in stato di ebbrezza alcolica, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, evasione, violazione del divieto di rientrare nel territorio italiano. Precisamente aveva detto: “Spiace per la ragazza polacca e per il trans, è una cosa brutta che non si fa, ma è capitata…spero che (i miei figli) escano bene, puliti, senza più quelle compagnie, perché sono giovani, sono ragazzini…due anni, tre, escano per lavorare, fare le loro vite, una famiglia…”. Parole che avevano sollevato un’indignazione generale con il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, in prima linea.