Possono guardarsi negli occhi la mamma di un omicida e la mamma della sua vittima? La riposta è sì. Lo racconta il caso di Irene Sisi (madre di Matteo Gorelli, il giovane di 20 anni che nel 2011 aggredì due carabinieri a Pitigliano provocando poi la morte, dopo più di un anno di coma, del carabiniere Antonio Santarelli) e Claudia Francardi (moglie di Santarelli) che insieme hanno fondato l’associazione“AmiCainoAbele”.
E a fare intravedere qualcosa di simile è anche il caso raccontato da Il Corriere della Sera. Martedì, in tribunale a Bologna, si sono parlate la mamma di Mattia Sammartino, il 23enne di Marzabotto che in aprile, in tangenziale, ha ucciso la 29enne Marialaura Dibenedetto, e la mamma di lei.
“Scusa”, ha poi detto il ragazzo accusato di omicidio stradale rivolgendosi alla mamma della vittima. “Mattia – ha raccontato Laura, sorella della ragazza uccisa – ha chiesto scusa a mia madre e lei glielo ha permesso perché purtroppo niente e nessuno potrà ridarci indietro mia sorella. Abbiamo apprezzato molto anche il gesto della madre di Mattia. Hanno parlato come si fa da mamma a mamma: la mia le ha raccontato il dolore della perdita, ha ricordato la persona speciale che era Marialaura, amata da chiunque. L’altra ha raccontato il dispiacere per il dolore provocato dal figlio, e il suo dolore da mamma. Con gli occhi gonfi di lacrime ci ha chiesto di perdonarli“.
Il processo si terrà a gennaio. Dagli esiti delle diverse perizie era emerso che quella sera Mattia – che è ancora agli arresti domiciliari – guidava ubriaco (con un tasso alcolemico cinque volte sopra il consentito), sotto l’effetto di cannabis e la sua auto era stata truccata e non poteva avere l’omologazione.
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta