Disagio psichico perinatale nelle mamme: Bologna fa scuola

Dall’inizio dell’anno, nel distretto sanitario di Bologna, le donne in gravidanza e nel puerperio seguite dai consultori familiari e dagli ospedali pubblici vengono sottoposte ad uno screening sul disagio psichico perinatale. Una novità che è stata oggetto di un protocollo specifico: medici e ostetriche, a intervalli regolari nel corso della gravidanza e dopo il parto, devono intervistare le donne sulla loro condizione emotiva con due domande strutturate e inserire le risposte nella cartella informatizzata di assistenza alla gravidanza, condivisa tra ospedale e territorio”.

Della novità parla Marcella Falcieri, referente del progetto e parte dello staff di SaperiDoc, che spiega anche come la Regione Emilia-Romagna sia capofila, dal 2015, del progetto “Intervento per il riconoscimento del disagio psichico perinatale e sostegno alla maternità e paternità fragile da parte della rete dei servizi del percorso nascita e delle cure primarie” che coinvolge anche Piemonte, Lazio, Toscana, Sicilia e Campania.

“Alla fine del 2018 saremo in grado di restituire i primi risultati – spiega la ginecologa -. Su Bologna non abbiamo ancora numeri da dare. Certo è che il disagio psichico coinvolge ben più donne di quanto ci si aspetterebbe. Dal disagio lieve che si può provare nei primi giorni dopo il parto fino alle vere psicosi, senza contare la depressione in gravidanza, le forme sono molte e spesso sottovalutate, anche a causa della difficoltà per gli operatori a riconoscere questa condizione e ad attivare una rete assistenziale appropriata per le donne. Con il sistema che abbiamo attivato a Bologna, invece, in caso di esito positivo si passa direttamente alla presa in carico da parte degli psicologi dei Consultori Familiari ed eventualmente anche ad altre figure professionali”.

I risultati della ricerca in questione serviranno dunque a fare emergere un fenomeno per certi versi ancora nell’ombra: “Sia per le problematiche incontrate da medici e personale ostetrico, sia per i tabù che ancora le donne vivono nel parlare di depressione, per la paura di essere bollate come inadatte al ruolo materno, il disagio psichico in gravidanza e nel post-gravidanza è ancora sottostimato”. E sulle cause, la percezione è che ci siano molti fattori in gioco: “La gravidanza è di per sé un’epoca di grandi cambiamenti nella vita della donna, ai quali si può rispondere anche in maniera negativa. Ma ci sono anche variabili pratiche, come il timore di perdere il lavoro e la crisi che può presentarsi nella relazione con il partner. La nostra volontà è quella di capire meglio per fare anche prevenzione”. 

Non a caso l’indagine dell’Emilia-Romagna e delle altre cinque Regioni prende spunto da una ricerca dell’Istituto superiore di sanità sulla mortalità materna in Italia: “Ricerca che inizialmente si era concentrata sulla mortalità precoce, per poi allargarsi alla mortalità delle madri fino all’anno di vita dei figli. Ed è qui che è intervenuta la necessità di saperne di più sulla malattia psichiatrica, che senza dubbio ha un ruolo determinante in questo senso”.

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