“Di chi è questo?”. “E’ mio”. “E’ mio” “E’ mio”. Ricordate la celebre pubblicità dei primi anni ’90 nella quale un prof, un vecchio barbogio tutto impettito, si indigna dopo aver trovato un preservativo in aula? Erano i tempi dell’Italietta che si scandalizzava solo a sentir parlare di certi argomenti: “Vieni a vivere con me” di Luca Carboni, il primo brano musicale che trattava esplicitamente di convivenza, era uscito da non molto e, come recitava lo spot, “il metodo più sicuro per evitare le malattie derivate dai rapporti sessuali e le gravidanze indesiderate” era tabù. Non se ne doveva parlare. Nonostante l’Aids, nonostante l’educazione sessuale abborracciata di molti adolescenti; e se qualcuno proprio doveva nominarlo si preferiva il termine “profilattico” che sembrava più innocuo di “preservativo”.
Da allora è passato più di un quarto di secolo e molte cose sono cambiate. Anche grazie a pubblicità come quelle. Coraggiose, fuori dagli schemi; con uno scopo commerciale, è naturale, ma che facevano riflettere e che per questo sono entrate nella storia del costume. Molte cose ma non tutte: qualche giorno fa nella trasmissione Detto fatto di Rai Due una mamma ha scherzosamente definito il figlio un “maschio alfa” e sempre con tono ironico ha raccontato alcune vicende del bambino “che vuole diventare youtuber” e che in una telefonata le aveva riferito di avere il “pisello molto grosso”. Apriti cielo, il pisellino è diventato un affare di Stato. La donna è stata sommersa da un’ondata di perbenismo, a cominciare dall’imbarazzo della conduttrice, Caterina Balivo, mentre quotidiani e media vari hanno scomodato categorie filosofiche e morali per condannare l’episodio definito, nel più benevolo dei giudizi, una gaffe.
Alcuni siti hanno perfino censurato la parola pisello preferendo una versione asessuata: p*****o. E’ mancata solo l’interrogazione parlamentare di Moige e movimenti affini ma solo perché siamo in campagna elettorale e Camera e Senato sono chiusi. Insomma, è stato sufficiente un pisellino a turbare le coscienze di certi italiani che, evidentemente, preferirebbero dei programmi di approfondimento culturale e scientifico in cui si sostiene che i bambini nascono sotto i cavoli. Anzi c****i, non si sa mai: gli ortaggi sono molto pericolosi, come si è visto. L’innocente frase di un bambino riportata scherzosamente dalla madre ha scatenato un clima da caccia alle streghe con richieste alla tv di Stato di vigilare maggiormente sulla moralità e bla bla bla. Boh!
Dato che si tratta di cose da bambini, noi invece la pigliamo come una filastrocca. Preferiamo abbandonarci ad una cantilena, più o meno come quella della pubblicità tv degli anni ’90. Con grande orgoglio e soddisfazione, ripetiamo le parole della mamma messa alla berlina: “Mio figlio dice di avere un pisello molto grosso”. “Mio figlio dice di avere un pisello molto grosso”. “Mio figlio dice di avere un pisello molto grosso”. Pisello. Pisello. Pisello. Molto grosso. Molto. Grosso.
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