Cesena, il direttore di Pediatria: “Ecco come cambia il lavoro con i bambini”

Marcello Stella

Rinforzare la collaborazione fra Pediatria ospedaliera, Pediatria di comunità e pediatri di libera scelta: è questo il futuro secondo Marcello Stella, direttore dell’Unità operativa Pediatria e Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’ospedale “Bufalini” di Cesena. Obiettivo che nel Cesenate ha già in qualche modo preso il via, visto che i pediatri che lavorano sul territorio si sono già organizzati per essere più vicini alle esigenze delle famiglie.
Dottore, lavorate meno di altre realtà con gli accessi al pronto soccorso pediatrico?
“Sì, soprattutto nelle ore diurne. La maggior parte degli accessi in Pronto Soccorso a Cesena avvengono nelle ore notturne, come accade in altre realtà”.
L’esigenza di disporre della continuità assistenziale (ex guardia medica) formata in ambito pediatrico nel vostro caso è stata meno sentita?
“Sicuramente sì. Cesena non è una città molto estesa e storicamente le famiglie hanno sempre riposto un buon livello di fiducia verso il pediatra di famiglia. Io credo fortemente nella necessità di valorizzare il lavoro dei pediatri perché hanno maggior sensibilità nell’accogliere le preoccupazioni dei genitori ed hanno la possibilità di trasferire al genitore un buon grado di sicurezza nel curare il proprio bambino a casa. Purtroppo però dobbiamo considerare che le stime dicono che nei prossimi dieci anni i pediatri caleranno del 50%”.
Per quali motivi?
“Gli studenti di Medicina scelgono sempre più spesso altre specialità, magari più retribuite o che non richiedono turni notturni. Non è un caso se anni fa ai concorsi si presentavano in cinquanta e oggi si vedono solo sei o sette partecipanti. Senza contare che i neonatologi, come me, sono rarissimi. La sfida futura è rendere i reparti di Pediatria più accoglienti non solo per le esigenze dei bambini e delle famiglie ma anche perché siano professionalmente appetibili per i medici, disponibili magari a venire a lavorare da noi da fuori regione”.
Che cosa può stimolare, d’altro canto, il lavoro del pediatra di famiglia?
“Il contatto con i pazienti, oltre al lavoro in piccoli gruppi. Il confronto, tra medici, è poi fondamentale. Ogni mercoledì, qui a Cesena, si tiene un incontro di aggiornamento tra pediatri ospedalieri, pediatri territoriali e pediatri di famiglia. E’ un importante punto di incontro e di confronto costruttivo. Con noi ci sono anche i primari precedenti, fra cui il professor Giancarlo Biasini, la cui esperienza è tuttora di supporto per i medici più giovani. Le nuove generazioni non sono abituate, per esempio, a vedere malattie come il morbillo o la tubercolosi, che invece si riaffacciano. Io stesso, da padre, quando i miei figli non stanno bene mi rivolgo al pediatra di libera scelta per avere un parere più obiettivo”.

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