Alice Pignatti fa un passo indietro e si scusa per il suo tweet infelice. La mamma di Cesena, che lo scorso anno vinse un (contestato) bando della Regione per una campagna di comunicazione “innovativa e creativa” (così la definì l’assessore alla Sanità Sergio Venturi), abbandona i suoi toni apocalittici e molto sommessamente riconosce le proprie colpe. “Non spero di vedere morire di morbillo il figlio di un profilo fake – spiega la Pignatti all’Adnkronos -, ho solo sbroccato perché la figlia moribonda l’ho avuta e non mi piace sentirle augurare morte, a lei o ad altri bambini malati. Tutto qui”.

Precisando che la vicenda è nata da una discussione sui social con “insulti e parolacce di ogni genere, cui ho risposto in modo arrabbiato, certamente senza l’atteggiamento disponibile che solitamente mi appartiene“, la Pignatti osserva: “Quando si estrapolano le cose e si decontestualizzano e/o strumentalizzano, si sta già manipolando l’informazione”. Tuttavia la frase incriminata (“Aspetto di vedere tuo figlio in ospedale per farmi quelle grasse risate che divertono voi bulletti da social. Non vedo l’ora di vederlo moribondo per sfotterlo sui social”) ha un suo senso compiuto, è intrinsecamente offensiva in qualsiasi contesto, senza alcun bisogno di strumentalizzazioni. Questo è innegabile. La riprova? Quelle parole hanno fatto indignare centinaia di migliaia di persone (le tantissime che hanno letto l’articolo di ERMamma, ad esempio), indipendentemente dal loro pensiero sui vaccini. Augurare la morte ad un bambino quando si ha il compito, riconosciuto e finanziato pubblicamente, di salvarne molti altri non è esattamente il massimo della coerenza. Fosse stata una ‘semplice’ mamma, non avrebbe avuto tutta questa visibilità. Non occorre aver frequentato la Columbia school of journalism per capirlo. 

La Pignatti – o chi per lei – questo lo sa e mestamente china la testa: Quel tweet non rappresenta in alcun modo il mio pensiero o augurio a un genitore“. Basterà questo pentimento ad evitare conseguenze più gravi? Come ad esempio la revoca dell’incarico chiesta dalla consigliera del Movimento 5 Stelle della Regione Emilia Romagna, Raffaella Sensoli. Vedremo.