Si abbassa sempre di più l’età nella quale esordiscono i disturbi del comportamento alimentare. A lanciare l’allarme è Emilio Franzoni, direttore della Neuropsichiatria infantile del Sant’Orsola di Bologna dove poco tempo fa Emiliaromagnamamma ha documentato l’esperienza della scuola in ospedale.

“Purtroppo abbiamo pazienti anche di dieci anni – spiega il medico -. Un’età precocissima nella quale non riscontriamo grosse differenze tra maschi e femmine: il rapporto, prima della pubertà, è di quattro contro sei casi. Molto diverso da quel che succede in adolescenza, dove le ragazze sono il 90%”.

L’aumentare dei ricoveri di bambini e bambine che non hanno ancora finito la scuola elementare ha portato il reparto a dotarsi persino di due diverse sale per il pasto: “In una mangia chi ha tra i dieci e i dodici anni, nell’altra chi ha da tredici ai diciotto”.

Ma come si spiega, la precocità? “C’è senza dubbio una predisposizione genetica che emerge nel momento in cui un’occasione psicologica, come un problema in famiglia o la perdita di una persona cara, agisce da causa scatenante. Bisogna però anche parlare della considerazione che chi manifesta un disturbo alimentare va cercando: si tratta in genere di ragazzi o ragazze molto bravi a scuola ma che si ritengono incapaci di fare altro. Non mangiare serve a concentrare su di sé l’attenzione degli adulti, come se si stesse comunicando loro che si hanno anche altre competenze, come appunto quella di fare a meno del cibo“. Quanto ai fattori socio-culturali, “i modelli imperanti di bellezza oggi attecchiscono in tutte le classi sociali, a differenza che in passato”.

Ecco perché Franzoni lancia un appello alle società sportive: “Il fatto di non prendere in considerazione i corpi che non sono all’altezza delle aspettative degli allenatori è sbagliato. Il corpo è un tutt’uno con la mente. C’è una responsabilità collettiva nel prevenire certi disturbi“.