Gravidanza, parto e osteopatia: tutti i vantaggi per mamma e neonato

Laura Massari, Osteopata D.O. e Fisioterapista, collabora con  “Il Cerchio della Nascita” insieme all’ostetrica Alice Bartoletti, la psicoterapeuta Anna Carrozzi e l’insegnante di yoga kundalini Marida Grassi. Per ulteriori domande contattare il 339.8507978 o inviare una mail a studioquarzorosa @gmail.com. o consultare il sito www.studioquarzorosa.it


Perché farsi trattare durante la gravidanza?

Durante i mesi che vanno dal concepimento al parto sia la donna che il nascituro subiscono profonde trasformazioni. Il feto cresce sia di misura che in attività funzionale e trasforma se stesso adattandosi all’ambiente in cui è ospite. La donna attua un cambiamento anatomico e fisiologico per l’ospite appena arrivato, accomodandosi in modo tale da ottenere il miglior equilibrio possibile per questa convivenza.

Il bacino, inoltre, al momento del parto subisce i cosiddetti cambiamenti di nutazione, ossia il leggero movimento di rotazione dell’osso sacro e delle ossa del bacino che consente l’aumento di diametro necessario per far passare la testolina del bambino. L’osteopata aiuta ad adattare le strutture al cambiamento, attraverso un lavoro individualizzato. A seconda della storia posturale della donna, si lavora sui blocchi per ‘aprire’ il bacino e rendere mobili tutte le articolazioni coinvolte durante il parto, dal diaframma pelvico, al diaframma toracico, a quello buccale e a quello cranico per consentire alle forze endoaddominali, assieme a quelle uterine, di poter essere direzionate in maniera efficace.

Questo fa sì che da un lato si riducano le tensioni dolorose provate dalla donna, dall’altro si facilitino le ‘fatiche’ del bebè, che subirà meno traumi durante la nascita. Così è stato anche per me e per il mio parto. Oggi sempre più ostetriche comprendono i benefici del lavoro osteopatico per avere un parto il più fisiologico possibile. I trattamenti sono dolci e non invasivi, iniziano dopo il terzo mese e sono a cadenza mensile accompagnando ad un parto il più possibile naturale e privo di complicazioni.

Oltre alla preparazione al parto può essere utile nei disturbi tipici della gravidanza?

Sì, il trattamento può essere utile per alleviare alcune problematiche che si possono presentare nei nove mesi di gestazione (disturbi neurovegetativi come la nausea, difficoltà a respirare, problemi digestivi, reflusso gastrico, dolore alle gambe, stipsi, problemi circolatori agli arti inferiori, formicolio alle braccia, infezioni del tratto urinario). Inoltre, spesso vecchi traumi irrisolti o trascurati e aderenze addominali da esiti di pregressi interventi possono rendere difficile il rilascio tissutale ed ecco che tornano a farsi sentire durante la gravidanza  procurando mal di schiena, lombalgia, sciatalgia, dolori alla cervicale, mal di testa e anche in questo caso il trattamento osteopatico è utile nella sintomatologia. L’ideale sarebbe fare un controllo ancora prima della gravidanza per analizzare la struttura fisica della donna e ristabilire la corretta mobilità articolare del bacino e l’asse vertebrale, che può essere interrotta da traumi, e consentire di arrivare al parto in condizioni fisiche ottimali.

Cosa accade al bacino della mamma durante il travaglio? E al  bambino?

La mamma e il bambino lavorano in sinergia e la nascita è il primo grande ‘impegno’ che ogni essere umano affronta. L’utero lo spinge contro le pareti del canale vaginale, il neonato deve ruotarsi e torcersi, mentre viene compresso tra le ossa della pelvi nel suo viaggio per poter procedere alla fase espulsiva verso il mondo esterno. Il cranio del neonato, che è composto di placche ossee immerse nel tessuto connettivale, deve adattarsi alle spinte uterine del parto in modo da modellarsi nel migliore dei modi per affrontare il momento della nascita. Le morbide ossa si sovrappongono, per ridurre le dimensioni della testa,  piegano e “deformano” mentre il neonato discende. Ad esempio le ossa parietali sono quelle che subiscono la pressione più importante producendo un accavallamento. L’osso frontale viene più frequentemente compresso contro il sacro appiattendosi contro il promontorio sacrale. La squama occipitale si verticalizza in caso di parti troppo lunghi dovuto alla lunga permanenza nel canale del parto. I temporali subiscono delle pressioni e degli stiramenti considerevoli. Il mento del neonato è normalmente ben piegato verso il busto in modo da presentare un diametro minore del cranio. Molti neonati vengono sottoposti a molte tensioni ed enormi forze durante la nascita e nascono con un cranio di forma disarmonica come risultato di questo travaglio.

Il neonato ha la capacità di assorbire questi stress durante un parto naturale quando inizia a poppare, piangere, sbadigliare… alcune compressioni possono rilasciarsi spontaneamente. Tuttavia questo processo di ‘demodellamento’ è spesso incompleto, specialmente se il parto è stato difficoltoso. Una difficile parte espulsiva che segue ad un travaglio altrettanto lungo, oppure un parto troppo veloce, o distocico, l’utilizzo del forcipe, ventosa (ancora in uso) o specifiche manovre ostetriche, o ancora un cordone ombelicale troppo corto o attorcigliato attorno al collo fanno facilmente intuire che possono aver segnato, in modo importante, i tessuti così delicati di un neonato.

Quando occorre far fare la prima valutazione osteopatica?

In caso di parto prematuro occorre agire per stimolare il sistema neuropsicomotorio già da subito attraverso un tocco manipolativo dolce e non invasivo ed accompagnandolo ad uno sviluppo adeguato. In Italia abbiamo poche realtà in cui l’osteopata è all’interno del reparto di neonatologia, per cui l’informazione sull’importanza della tempestività rimane fondamentale per i genitori. Ogni osso del cranio ha propri tempi di ossificazione e durante lo sviluppo e la crescita le disfunzioni si strutturano, per cui in caso di parto a termine consiglio comunque una prima valutazione nel primo mese di vita, dopo la quale, se c’è bisogno di un percorso, la cadenza è concordata con i genitori.

E in caso di parto cesareo?

Durante un parto cesareo non programmato si possono presentare tutti problemi spiegati sopra e in più si aggiungono quelli dovuti al cesareo. Durante il passaggio diretto dall’ambiente fetale al mondo esterno c’è un brusco cambio di pressioni con una possibile difficoltà di adattamento, anche in quello programmato. Consiglio un controllo nel primo mese di vita.


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