Spesso sono le favole con la loro morale a ispirare i pensieri pedagogici. E’ il caso della Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza di Luis Sepùlveda che, con molta semplicità, ci comunica che, per accogliere i dettagli che la vita ci offre, serve proseguire con lentezza.
Parlare di lentezza appare come una grande sfida, oggi che il vincente è colui che accelera, che supera e che procede velocissimo nella logica di raggiungere più obiettivi possibili. Ma a quale prezzo?
I bambini di oggi vivono spazi e tempi che non appartengono loro, nella continua frenesia dei tempi degli adulti con relativi impegni extrascolastici e non a caso abbiamo sempre più bambini che soffrono di disturbi dell’attenzione, di stati d’ansia, di disturbi del sonno in età scolare.
Gianfranco Zavalloni (dirigente scolastico e pedagogista, deceduto a Cesena nel 2012) ci ha fatto riflettere su tutto ciò con il suo libro “La pedagogia della lumaca” (2008), un inno alla lentezza, alla consapevolezza che rallentare è necessario per godere le nostre azioni, le più semplici, le più naturali.
Ci hanno convinto che soltanto un tempo produttivo ha valore, invece J.J. Rousseau diceva che “la regola più importante dell’educazione non è di guadagnare tempo, ma di perderne” lasciando al bambino il tempo per conoscersi, per scoprirsi attraverso il gioco.
Quando mettiamo fretta ad un bambino dicendogli di sbrigarsi, stiamo violando il suo diritto a fare secondo i suoi tempi di apprendimento, togliendogli il tempo per imparare, un tempo che è solo suo, che gli appartiene.
La scuola non può soltanto pensare di riempire i bambini di nozioni, che sono sicuramente importanti, ma va insegnato loro, o meglio educato, il pensiero, ovvero come si pensa e trovare soluzione ai problemi, anche di tipo relazionali.
Molti bambini infatti hanno un rendimento scolastico molto elevato, ma poi spesso non sono in grado di reggere un conflitto con i compagni ed alzare le mani è la loro unica soluzione. Coinvolgere i bambini in piccoli gruppi, dove ognuno può esprimere il proprio pensiero su come si può fare quando qualcuno ci provoca, senza dover necessariamente arrivare alle mani, può essere un buon metodo per offrire spunti di riflessione da applicare all’occorrenza, per un’educazione alla sana relazione, alla non violenza. Sostengo da sempre attività da fare in classe come lo yoga o la biodanza che aiutano a conoscere il proprio respiro, a conoscere il proprio corpo, le proprie emozioni, il proprio modo di comunicare in maniera non verbale ecc., da fare alla mattina quando si arriva come momento propedeutico all’inizio delle lezioni.
Educare i ragazzi a mantenere uno stato di calma, dove si può scherzare senza offendere l’atro ed imparare a giocare con rispetto, sono concetti fondamentali che bambini e ragazzini devono apprendere.
La pedagogia della lumaca è quindi un vero e proprio stile di vita che promuove anche uno stile ambientalista dove, per esempio la creazione degli orti nelle scuole, diventa un modo sano per conoscere ciò che mangiamo ed insegna i tempi della semina che ormai soltanto i contadini conoscono. I bambini di oggi non riescono più ad attendere, hanno fretta, una fretta indotta dal mondo degli adulti che faticano a rallentare per guadagnare tempo.
Molti di loro sono abituati a giocare con il tablet, a vedere le immagini che scorrono velocemente nello schermo e spesso anche azioni diseducative.
I bambini diventano ciò che vedono, che sentono, che vivono.
Non possiamo ingenuamente pensare che tutto questo non abbia conseguenze sui loro comportamenti. Come si dice spesso: “i bambini sono come spugne, assorbono tutto” e così diventano esattamente ciò che gli facciamo vivere.
Chi abbraccia la filosofia della lentezza cerca di educare se stesso alla calma, al pensiero positivo, alla gioia del vivere sano per poi trasmetterlo agli altri.
“Tutto ciò che è squisito matura lentamente” (A.Schopenhauer)
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