Lo avevano detto a chiare lettere oltre un anno fa. Lo rifanno oggi che la discussione sulla riapertura dei punti nascita sotto i mille parti (talvolta anche 500) torna a farsi largo. In Emilia-Romagna i rappresentanti della Società italiana di medicina perinatale, della Società italiana di neonatologia, della Società italiana di pediatria, così come dell’Accademia medico-infermieristica di emergenza e terapia intensiva pediatrica, dell’Associazione culturale pediatri e della Federazione italiana medici pediatri fanno di nuovo appello alla necessità di pensare alla sicurezza delle mamme e dei neonati. In Emilia-Romagna, nell’ambito di un percorso di riorganizzazione tuttora in corso, sono attualmente ancora attivi quattro punti nascita tra 500 e 1000 nati e cinque punti nascita con meno di 500 nati.
Questa volta i medici hanno scelto di diffondere un manifesto in cinque punti che Gina Ancora, direttrice della Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Infermi di Rimini, spiega così: “Nonostante quello che abbiamo ribadito lo scorso anno, ovvero che per garantire un’assistenza migliore possibile alla donna e al bambino sia meglio partorire in grandi centri, continua ancora oggi un acceso dibattito sul fatto che sia giusto mantenere in vita ospedali dove si registrano poche centinaia di parti l’anno. Non sono istanze dei medici, tantomeno delle donne che preferiscono, al minimo rischio e alla minima complicanza, rivolgersi ai grandi punti nascita. Sono dinamiche diverse, legate al consenso e a una bandiera. A maggior ragione diciamo no: guardiamo ai dati, guardiamo alle evidenze scientifiche e alla fisiologia della nascita”.
La sicurezza deve andare di passo, secondo le società scientifiche firmatarie, con una attenzione alla naturalità del parto: “Mentre diciamo che è bene partorire in centri grandi e attrezzati, diciamo anche che dobbiamo fare un passo indietro rispetto all’eccessiva medicalizzazione: aspettando per esempio che il bambino abbia respirato prima di clampare il cordone, perché questo riduce il rischio di anemia, migliora lo sviluppo cerebrale ed è un potente strumento di adattamento alla vita. Ma anche favorendo il contatto pelle a pelle, quelle due ore successive alla nascita preziose per l’attaccamento e l’allattamento”.
Questioni, secondo Ancora, squisitamente culturali: “In certe pubblicità si vedono ancora i neonati in fila nelle culle della nursery, dietro il vetro. Siamo ancora figli di quell’immaginario collettivo lì. Eppure la cultura medica e l’esperienza ci dicono di seguire un’altra strada. E in Emilia-Romagna la commissione nascita sta lavorando per fornire alle donne che devono partorire, probabilmente con una App, tutte le informazioni di ogni punto nascita: quanti parti? C’è la vasca? Le famiglie, tramite quella che all’estero chiamano birth choice, potranno fare scelte più consapevoli”.
Certo è che se in medicina lo zero non esiste, ci si può avvicinare sempre di più: “Alcuni eventi improvvisi e drammatici possono essere affrontati. In Canada le politiche di accorpamento hanno fatto dimezzare le morti neonatali. Un esempio? Di fronte a un’emorragia post-parto in un piccolo centro può non esserci il servizi trasfusionale o il chirurgo”. Idem per l’asfissia che si verifica tra le due e le quattro volte ogni mille parti: “Per una buona rianimazione servono persone esperte che agiscano nel primo minuto, quello definito minuto d’oro. Non è detto che in un piccolo punto nascita siano presenti”.
Questo il manifesto:
1 – ATTENTA VALUTAZIONE DELLE GRAVIDANZE: quelle fisiologiche (definite anche a basso rischio) è appropriato vengano assistite dalle ostetriche, invece quelle a rischio devono essere seguite dal medico specialista (ostetrico-ginecologo), affiancato dall’ostetrica e, se necessario, da altri specialisti.
2 – ASSISTENZA ALLA GRAVIDANZA E AL PUERPERIO IL PIÙ POSSIBILE VICINE ALLA RESIDENZA della donna comprendendo, se necessario, anche l’assistenza domiciliare da parte di personale ostetrico e/o infermieristico.
3 – TUTTI I PARTI DEVONO ESSERE ASSISTITI PRESSO STRUTTURE IN CUI NASCANO ALMENO 1000 BAMBINI ogni anno. Una gravidanza fisiologica solo raramente si conclude con un parto complicato, ma quando ciò accade in maniera imprevista diventa spesso una emergenza. Solo la presenza di un gruppo di professionisti (ostetrico-ginecologo, ostetrica, neonatologo, anestesista-rianimatore, infermiere) con una buona esperienza e abituati ad affrontare le emergenze ostetriche garantisce a madre e bambino/a la miglior assistenza possibile.
4 – NELLE GRAVIDANZE A RISCHIO IL PARTO DEVE SVOLGERSI IN STRUTTURE DI SECONDO LIVELLO, in cui è presente una terapia intensiva neonatale.
5 – PER GARANTIRE IL BENESSERE DELLA DONNA E DEL/LA SUO/A BAMBINO/A l’assistenza deve essere attenta e rispettosa delle esigenze e delle tradizioni delle singole coppie madre/bambino/a; gli ambienti devono essere confortevoli e permettere la permanenza di una persona scelta dalla donna. Deve essere inoltre garantito il contatto pelle-pelle mamma-bambino nelle prime due ore dopo il parto per favorire, tra l’altro, un buon avviamento dell’allattamento al seno.
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