Ha una patologia genetica estremamente seria ed estremamente rara: si chiama Scid, o immunodeficienza combinata grave (o immunodeficienza severa combinata) e fa sì che da quando è nata, sei mesi fa, in pratica non possa avere contatti con alcun essere umano. La mamma non può neanche baciarla o accarezzarla liberamente: il sistema immunitario della piccola non lo sopporterebbe perché non funziona come dovrebbe. Anzi, non funziona proprio: è come se non ci fosse. La protagonista di questa triste vicenda si chiama Arriella Andrews ma è stata soprannominata Bubble girl dato che ha la stessa malattia di cui soffriva il personaggio di Jake Gyllenhaal nel film del 2001 Bubble boy: il bambino che, appunto, è costretto a vivere sotto una bolla (“bubble in inglese”)
La madre, Cassidy-Loren Andrews, 27enne britannica può solo (eccezionalmente) avvicinarsi alla sua piccola con mascherina e guanti sterili ma la situazione non può durare a lungo: Arriella ha urgente bisogno di un trapianto di midollo osseo. Ha trascorso mesi in una stanza sigillata in ospedale, sotto una cura di antibiotici per combattere le infezioni che il suo corpo non è attrezzato per combattere.
Arriella viene curata al Great Ormond Street Hospital, struttura pediatrica a Londra, e la madre, attualmente, è in grado di starle accanto con le dovute precauzioni. Ai media anglosassoni ha detto di sognare una vita normale dopo il trapianto di midollo osseo: “La prima cosa che farò quando uscirà è portarla al parco o fare un piccolo barbecue in famiglia. Voglio che stia al sole e senta l’aria fresca”. La donna ha spiegato che quando la figlia è nata, il 7 gennaio 2018, sembrava in salute. Dopo poche settimane però c’è stata la terribile scoperta: nel sangue di Arriella mancano le cellule T (un sottotipo di globuli bianchi).
Al medico che le ha comunicato la notizia, la madre ha detto se la patologia della figlia era proprio quella del film e il dottore ha confermato. La donna è rimasta sconvolta: “Quando ho visto quel film ho pensato che la storia fosse inventata, non avevo mai realizzato che fosse reale”.
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