“Ma se i miei figli non li ho neanche toccati!?” è il titolo della pubblicazione realizzata dall’Assessorato Pari opportunità della Regione Emilia-Romagna e dal Tribunale per i minorenni di Bologna, condivisa con l’Ordine degli Assistenti sociali dell’Emilia-Romagna. L’obiettivo è far conoscere le possibilità di intervento della giustizia per tutelare i figli dal clima di paura e tensione fra genitori, specie in presenza di un padre violento.
I contenuti sono stati illustrati in Regione dall’assessora Emma Petitti e dal presidente del Tribunale dei minorenni di Bologna Giuseppe Spadaro.
Continua e si completa così il percorso iniziato con l’opuscolo “Se chiedo aiuto mi porteranno via i bambini?”. Realizzato nel 2015, era una sorta di dialogo con le mamme che subiscono violenza in famiglia per informare sulle possibilità di tutela e aiuto messe in campo dalla giustizia minorile e dalle Istituzioni, a partire dal Numero verde della Rete Antiviolenza: il 1522.
“Questa nuova pubblicazione – ha detto Petitti- prosegue il dialogo, questa volta rivolto ai padri, per chiarire con parole semplici quali siano le conseguenze dei comportamenti violenti in famiglia. Quando accadono episodi di violenza, i minori in famiglia risentono del clima di paura e tensione che si genera. I bambini che vedono o percepiscono la violenza stanno male come quelli che la subiscono. Oltre a non essere felici, possono sviluppare problemi relazionali che richiedono l’avviso della giustizia minorile”.
Per Spadaro l’iniziativa che vede insieme Regione e Tribunale per i Minorenni è un bell’esempio di collaborazione fra Magistratura e politica e ha un merito. “Manda, cioè, agli autori di comportamenti violenti un messaggio importante: è possibile avere un’opportunità di riscatto e recupero. Possiamo inasprire le pene e condannare, ma solo così non intacchiamo il problema delle recidive”.
I percorsi giudiziari non sempre sono di facile comprensione quando si è in difficoltà e rischiano di non essere compresi nella loro vera essenza che è quella di tutelare i minori.
È importante spiegare a un padre violento che, anche se il cammino riabilitativo è difficile, è possibile intraprendere una strada diversa da quella percorsa sino ad ora e che comunque ha portato allo sgretolamento della famiglia.
In che modo può, quindi, intervenire il Tribunale per i Minorenni? Lo può fare a più livelli a seconda della gravità della situazione, chiamando in causa anche i servizi territoriali (Servizi sociali, Sert, Centri per autori di violenza ecc.) ma sempre e comunque nell’interesse dei minori.
La pubblicazione sarà disponibile in formato web e cartaceo nei 10 centri per il trattamento degli autori di violenza in regione, nei Centri per le famiglie e antiviolenza, aziende Usl, studi medici o pediatrici, forze dell’ordine e servizi sociosanitari.
Secondo i dati del Servizio Politiche sociali e socioeducative della Regione, nei 10 Centri per uomini maltrattanti (di cui 4 pubblici presso le Aziende Usl di Bologna, Romagna, Modena e Parma e 6 privati) sono impegnati complessivamente circa 70 professionisti, prevalentemente di genere maschile e in maggioranza psicologi e psicoterapeuti. Fanno parte delle equipe anche sociologi, psichiatri, counselor e avvocati. A fine dell’anno 2017 risultavano in carico 196 uomini in tutta la regione.
In Emilia-Romagna il sistema di assistenza e protezione per le donne vittime di violenza si basa su una rete di 56 sportelli per l’ascolto, 20 Centri antiviolenza che forniscono accoglienza e sostegno alle donne e 39 Case rifugio, strutture a indirizzo segreto o riservato che danno, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne maltrattate con o senza figli minori.
Nel corso del 2017 i Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna hanno registrato 17.235 contatti da parte di 5.345 donne, di cui quasi la metà è ricorsa ad un centro per la prima volta.
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